04/09/12

Dal cassetto

[...] L’importante e il gregario parlavano col proprietario e ridevano come vecchi amici rimpatriati da qualche passato di cui compiacersi. Quando l’importante la vide arrivare le piantò le ciglia curve addosso smettendo di ridere. Lei lo fissò dentro e pensò che in quel singolo momento lo stava davvero controllando, ma non aveva la minima idea di come usare quel controllo, e il fatto era sentire che se non riusciva a capirlo presto si sarebbe ritrovata chiusa in un intreccio psicotropo di volontà maschili enormemente più vivide delle sue.

Adesso sarebbe impossibile concentrarsi su queste cose, per via degli smartphone e dei tablet. C’è questa astrazione psicosomatica da commento o gioco o condivisione che simula una partecipazione globale e continua, la presenza costante in un’area comune del tempo che anestetizza il presente, imbrigliando le possibilità di includersi realmente in qualcosa. [...]

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