19/11/10

In mezzo alle cose

Ho cercato Richard Beirach perché Murakami lo nomina in un racconto che stavo leggendo. In quel racconto dice che ascolta sempre Richard Beirach quando la sera torna a casa ubriaco. Mi sembrava una buona ragione per saperne di più. Ero curiosa di capire cosa ci fosse in Beirach da abbinarsi in modo specifico al fatto di essere ubriachi. Comunque invece di Beirach, frugando in rete ho trovato e ascoltato John Hicks. Poi i Contemporary Noise Sextet. In modo diverso mi sono piaciuti entrambi, pur essendo sobria. I Contemporary li ho trovati pieni di un fascino strano.  Così penetro la natura misteriosa del piacere.  Freddo e cervellotico. Altrove ribollente, o  profondo.

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Ore, lunghe file di cose allineate. Alla fine ciò che si addensa sono gli spazi nel mezzo. Alcuni precisi istanti sembrano racchiudere il senso di tutti gli altri. Il sospiro di J.Buckley un attimo prima di attaccare il primo accordo di Hallelujah. La voce vibrante di tutti i colori possibili in tutti gli Ha di ogni singolo Hallelujah che pronuncia dall'inizio alla fine. E quando soffoca in ujah il penultimo contraendosi per poi librarsi completamente nell'ultimo.

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