14/11/10

Concrete astrazioni

E' un sistema anche quello della finzione, e ci siamo dentro fino al collo. Scivolati gradualmente. La finzione é cosa diversa dall'immaginazione. L'immaginazione usa il potere dei simboli: la realtà viene traslata, sublimata, rappresentata,  diventa materia d'arte, finalmente comprensibile e assimilabile dalla coscienza, moralmente classificabile. La finzione presuppone sempre il dolo da parte di qualcuno, l'inganno a spese di qualcun altro. C'é un tornaconto da far quadrare, si fonda sull'equivoco e  - può sembrare ironico o paradossale ma non lo é - sopravvive grazie all'accettazione dell'inganno -  sotto forma di cieca fiducia nell'illusionista - da parte di chi ne fa le spese, quale prezzo da pagare per poter continuare a credere di avere un ruolo in quella finzione in qualità di attorucolo, comparsa o anche di semplice spettatore. E che sia plaudente o contestatore poco importa. Tenersi fuori dalla mischia copre di vergogna e instilla paura, quella di sparire di perdere sostanza e il diritto di accampare pretese. Ma c'é mischia e mischia e quando la mischia é l'apice della finzione, allora bisogna fuggire a gambe levate e tapparsi le orecchie, osservare dalla giusta distanza, conservare intatta la propria capacità di giudizio; meglio sarebbe potenziarla e trovare un modo perché anche altri possano essere indotti a farlo. L'astrazione come forma superiore di concretezza. Parafrasando un famoso testo progressive: "We've got to get out to get in". Torniamo quindi al ruolo dell'immaginazione. Dell'Arte. Qui si pone il problema di come traslare questa specifica realtà nel modo giusto, attraverso quali strumenti, cosa farla diventare perché fruendone la coscienza subisca una scossa, una fascinazione, tale che abbia voglia di valicare i confini dell'inganno e proceda volontariamente e senza sforzo provando anzi piacere verso una scintilla di consapevolezza. Progetto ambizioso. Va molto oltre le catene insopportabili della mancanza di talento artistico e nella migliore delle ipotesi, di tecnica. E' vitale saltare il fosso del flusso di coscienza, a meno che non si riesca a inserirlo in qualcosa di più spigoloso e solido, come potrebbe accadere per mezzo di strumenti artistici diversi dalla parola: la pittura, la scultura, la musica, il teatro se solo fossi un essere perfetto, dotato. Parlare all'inconscio e alla ragione. Meglio: alla ragione stuzzicando l'inconscio. Necessario guardare in faccia e accettare la propria straziante imperfezione,  lavorarla, plasmarla, lusingarla dandole la forma di qualche pagina scritta all'interno della quale altre forme siano chiaramente rintracciabili e facilmente riconoscibili dietro una dignitosa e soddisfacente complessità.

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