20/05/09

La nausea

"Marco non ha un problema". La nausea sottile che aveva sentito avvinghiarsi alla voce nel momento in cui aveva varcato il confine di quel territorio sconosciuto, ora scendeva lentamente fino a stringersi con forza tra lo sterno e il pancreas. La investì la consistenza assurda, fisica, di un luogo reale mostruosamente quotidiano. Fissò la sedia e il banco dove immaginò si sedesse suo figlio ogni giorno quasi fossero oggetti provenienti da un'altra galassia.
"Non ho mai detto che Marco ha un problema. E' quasi sempre partecipe e curioso per tutte le attività, e questa è una cosa positiva. Ma ultimamente gli capita spesso di isolarsi, non segue, sta per i fatti suoi, si mette ad ascoltare musica o gioca con il cellulare. Ora è abbastanza grande per capire in che modo è opportuno comportarsi in classe durante una lezione. E quando scrive i temi, quattro righe, testi scarsini già per una seconda, ma per una quarta..."
Quella calma forzata, quella voce ripulita e impostata come un giudizio già formulato... Di sicuro era la stessa cosa in classe con suo figlio, forse con ogni figlio. A un nuovo accesso di nausea, reagì deglutendo con forza. "Comunque non ha fatto niente di grave." Iniziò a dondolarsi da un piede all'altro. Ogni cosa in quella classe era intrappolata dietro una trama opaca e incolore. Si guardò il polso azzurrino. Un'altra ora di permesso persa. Sentì quella specie di pressione premerle dietro gli occhi.
"Ascoltare la musica in classe non è un comportamento da incoraggiare, le sembra? Lui lo fa sempre, nonostante gli venga chiesto ogni giorno di lasciare le cuffiette nello zaino. Ma non è mai successo niente in fondo, finchè lei signora non ha pensato di rispondere al mio invito per iscritto e in quel modo. La mia era una semplice richiesta di collaborazione, non un rimprovero. Se non si riesce più a coinvolgere suo figlio nelle lezioni, se non partecipa, forse questo è un problema." La maestra si immobilizzò in un morbido pallore lunare, sentendosi spingere verso il baratro dalla sua sostanza circoscritta e fragile di maestra; senza motivo avvertì il cedimento di tutte le sue certezze proprio giù in fondo allo stomaco. I muscoli facciali della donna davanti a lei non accompagnavano gli occhi e la bocca nel modo giusto; era un volto spaventosamente cubista.
"Io non ho risposto in alcun modo. Lei, sta usando un modo! Quel modo, Dio mio! Mi avete convocato non per coinvolgermi, perchè mi giustificassi e liberassi voi di qualcosa che riguarda voi, solo voi e la vostra patetica incompetenza! Lei sta cercando di indebolire, cancellare me col suo modo!". Tremava lievemente quando il pensiero deviò improvvisamente verso un ricciolo di polvere e capelli che aveva visto poche ore prima a casa nell'angolo tra l'ingresso e la sala da pranzo. I capelli della maestra erano avviluppati in una matassa color ruggine, informe e infestata di chiodi. La bocca molle e troppo umida si apriva in modo eccessivo.
"Sarebbe dovuta venire qui signora, e chiedere chiarimenti di persona anzichè scrivere cose che mettono in discussione il mio ruolo di insegnante con suo figlio, meno che mai scriverle sul suo diario!" La faccia cubista terminò di scomporsi in un ghigno a piani sfalzati e si produsse in una risata furiosa dal suono curiosamente dolce e cristallino.
"Il suo ruolo! Quanto è triste che lei mi parli di un ruolo! Lavoro dieci ore al giorno, non ho tempo da perdere per venire qui a parlare di vento. E magari fosse di vento, terra o cielo, invece no, parlare delle vostre ipocrite e patetiche incapacità, dei vostri complessi atavici, della vostra pigrizia cerebrale impregnata di viltà, dell'eterna caccia al colpevole!"
La nausea sparì di colpo quando le sembrò di vedere chiodi sbilenchi esplodere da filamenti di rame sulla testa della maestra e infilarsi nel muro sporco proprio dietro la cattedra.
Si voltò per andarsene guardando di nuovo il polso. In un istante si chiese cupamente di cosa aveva parlato e con chi.
Dietro la porta Marco si abbandonò contro lo schienale. Alzò al massimo il volume dell'Ipod e si guardò le Geox sporche. Ne strappò alcune scaglie.

2 commenti:

adriana ha detto...

Interessante, poi?

Elena ha detto...

E poi vedremo :-)