03/05/12

The waves

Esistono due scrittrici che venero senza vergogna, e queste sono Sylvia Plath e Virginia Woolf. Naturalmente per una donna dedita alla letteratura questo significa quasi seguire una moda, e quindi non mi considero particolarmente originale. D'altra parte ho smesso di sforzarmi di apparire originale molti molti anni, fa quando ho capito che l'originalità non mi apparteneva di diritto e che avrei dovuto sudarmela, qualunque cosa significasse. E poichè invece l'apatia è presente in dosi massicce nel mio dna ho scelto di non apparire originale quasi mai, e forse questo ha fatto si che negli anni maturassi un'interiorità offuscata ma comunque molto sviluppata. Da qualche anno c'è questa materia che fibrilla autonomamente, e non sono più stata in grado di ignorarla. Peccato che non sappia ancora cosa farmene di tutta questa interiorità che disturba, mi agita, mi deprime, mi entusiasma, mi confonde alla fine, stancandomi enormemente, ma con assai poca soddisfazione. Questa lungaggine doveva servire a spiegare il mio rapporto con la letteratura, e invece ha tutta l'aria di essere l'ennesimo episodio di outing della rete, il che non fa che aumentare la mia tristezza. Farò finta di niente, faccio autoanalisi tanto è gratis, e spero di riuscire prima o poi ad arrivare al punto, che è Le Onde, che ho iniziato a leggere con enorme entusiasmo dopo le belle pagine di Nadia Fusini, e che dopo poche altre pagine ho abbandonato. (segue..)

2 commenti:

Ettore Fobo ha detto...

Mi chiedo se sia possibile oggi l’originalità, che non sia bizzarria e stranezza. Forse solo nella tensione all’origine, nel tentativo di recuperare l’estasi dei primi balbettii, o qualcosa di antico, perso nelle brume del tempo. Un caro saluto, Elena.

Elena ha detto...

E' piuttosto difficile. Quello che so è che essere e sentirsi originali non può diventare il fine ultimo non può neanche essere il filo conduttore di un'esistenza. A meno che non abbia a che fare con una specie di integrità da preservare, che però dovrebbe essere fluida, mai definitiva, mai certa di sè stessa. Un campionario di foglie esposto ai venti, di possibilità eternamente incompiute.
Un caro saluto a te, Ettore Fobo
Elena