22/01/12

Dedica agli anni '90

Vorrei essere certa di arrivare in fondo alla pozza gialla dove si incontrano i residui e rimestare rimestare e pescare nella melma e sciogliermi dove la voce scivola in declino sul terreno meno stabile per me. Lì un'acqua scura sommerge le dita e sulle ciglia disegnate di un feroce assurdo immotivato calcolo invisibile che odio e odio con tutta me stessa, arriva un segreto che io so vedere, e mi cambia nel profondo ma non so come - aiutatemi a capire come - e intanto graffiano la schiena tutti quei ninnoli infantili per cui potrei dire cose che non ho mai nemmeno pensato. E lì proprio dietro la tenda e il fumo a disegnare nebbie ci sarà una porta e dietro la porta una luce gialla suoni e vibrazioni. Dentro un tubo nero pieno di vuoto e cose morte al primo volo c'è modo di trasferirmi altrove un pezzo alla volta, dove so di poter arrivare pezzo per pezzo e dove è certo non ci sarà nessuno ad aspettare tutti quei dannati pezzi senza importanza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quante volte ci illudiamo di avere qualcuno pronto a rimontare i nostri pezzi, e poi quando siamo veramente con tutta noi sparsa ovunque, ci accorgiamo di essere soli.
Meglio la consapevolezza disincantata e preventiva, che il risveglio quando è troppo tardi!

Elena ha detto...

In fin dei conti non credo si tratti di disincanto. La disgregazione è un fatto positivo, come l'acquietarsi della materia, e di ciò che nemmeno la sfiora. Una tregua senza doversi per forza consolare.