22/07/11

John Cheever, Le case al mare

Le case al mare chiude la raccolta di racconti di John Cheever, pubblicati originariamente sul New Yorker e su Esquire tra il 1961 e il 1978, nell'edizione Fandango. L'ho trovato un racconto straordinario nel suo vestito scarno, fatto di un linguaggio asciutto e di una serie di situazioni ordinarie  apparentemente innocue che si rivelano via via per come sono pervase dell'indecifrabilità insostenibile del quotidiano. Un racconto sulla somma di solitudini in cui ci aggiriamo con comportamenti imprevedibili e privi di logica, ispirati da un particolare soffio di vento, dall'odore di vite sconosciute rimasto appiccicato in un corridoio di una casa in affitto; vite impenetrabili dal significato inafferrabile intuite a malapena da indizi misteriosi come frasi incise su battiscopa coperti di polvere, bottiglie di gin nascoste negli angoli della casa, aromi e sensazioni rimaste sospese nell'aria di una stanza. Eppure più che un racconto sulla solitudine sembra essere un racconto sulla precarietà di qualunque esistenza, che per quanto lineare e priva di scosse si delinea fragile al punto di sgretolarsi per un fatto minimo, un getto di rabbia sputato fuori dallo sconosciuto al proprio fianco, il figlio, la moglie, la governante, un'insofferenza celata, situazioni in cui la crudeltà e il rancore possono emergere improvvisi necessari e inspiegabili come un temporale o come la linea di spuma di una marea lontana che arriva e spazza via ore, giorni, abitudini, litigi e istanti di quiete, travolgendo un ordine che sembrava consolidato e immutabile.
    Ma il nuovo che arriva è un nuovo nato stanco che sa già di vecchio, un copione che finisce col ripetersi come un meccanismo rotto portando alla luce ancora una volta il vero volto di un universo gelido in cui ruotano i mondi chiusi inespressi e insondabili che ci sforziamo inutilmente di comprendere, a cui si aggiunge con feroce ironia la beffa finale e sottile della nostalgia.

6 commenti:

Alex ha detto...

Ciao Elena, sembra proprio bello questo libro di racconti. Io cerco da tempo e senza successo il suo romanzo Il nuotatore. Mi ha colpito molto, anni fa, la versione cinematografica...Ho letto poco e male Cheever, ma quel poco che ho letto mi ha lasciato sensazioni profonde e, in effetti, indescrivibili.

Elena ha detto...

Ciao Alex, ho letto qualcosa sul nuotatore è credo anch'io che valga lo sforzo di cercarlo.
Non avevo mai letto Cheever.
Questi sono racconti che hanno una forza nascosta, un libretto leggero e sottile, pagine che non conquistano, piuttosto colonizzano palmo a palmo senza scalpore.
Sensazioni profonde, proprio così.

Ettore Fobo ha detto...

Devo dire che il tuo scritto mi ha conquistato. Leggerò il libro. Mi sa che ho qualcosa a che fare con "la beffa finale e sottile della nostalgia". Un saluto, Elena.

Elena ha detto...

Sono curiosa di conoscere le tue impressioni se lo leggerai.
Riguardo alla beffa, temo sia sempre dietro l'angolo.
Ciao, Ettore.

giacy.nta ha detto...

Come Ettore, anch'io mi sono fermata a considerare "la beffa finale e sottile della nostalgia".
Ciao Elena!
Giacinta

Elena ha detto...

Eccomi qui.
Cheever la dipinge molto bene, quella beffa.
Ciao Giacinta, a presto

Elena