17/05/11

Mario Vargas Llosa, Il paradiso è altrove

Il paradiso è altrove, ma chi lo cerca ovunque si assomiglia. Fuggire dai castelli culturali, dalle gabbie che allontanano dalla sorgente e assetano per ritrovarsi in una somiglianza umana irrita, incanta, commuove. La fiamma arde e spazza la paura nei due attori di questa storia intrecciata,  due facce di una sola Utopia. Flora Tristàn è una spirale di determinazione a cambiare la testa al mondo, a liberarla dall'ottusità e dal pregiudizio. Paul Gauguin, suo nipote, un rapace della propria libertà, del diritto a essere ciò che vuole - tutto pur di strapparsi a una forma imposta - anche un mostro, un mercenario ripugnante e godereccio, lo specchio di una natura che non vuole soccombere alla cultura ma penetrare nel mondo e sconvolgerne i canoni in uno sguardo, imporsi attraverso le tele colando materialmente nei colori e nelle forme. Figli e coniugi in entrambi i casi abbandonati, restano lontani, incapaci di afferrare il significato di una scelta che per loro è solo fonte di disgrazia e dolore. L'arte è combattuta o nutrita.
Per buona metà del libro l'uso della seconda persona  è stato pungente fastidioso e difficile. Finchè in un momento imprecisato qualcosa è cambiato. Ogni pensiero su Flora Tristàn, ogni dettaglio su Paul Gauguin improvvisamente non era più raccontato o letto, non era suggerito dalla voce narrante, ma proclamato, recitato da me,  trasformato in considerazione personale, nel mio stesso pensiero. E alla fine il senso di perdità è stato più alto che dopo letture più agevoli. E' un libro che si definisce scritto da chi lo legge. Che del lettore fa il suo scrittore.

4 commenti:

giacy.nta ha detto...

E' un'impressione, quella che descrivi in ultima battuta, che ho avuto anch'io leggendo altre opere dello stesso autore. Tutto sommato, non è una sensazione sgradevole, anzi.
Buona giornata!

Elena ha detto...

Ciao Giacynta, è la prima volta che leggo qualcosa di questo autore, ed è la prima volta che ricevo questa strana impressione. Una scoperta interessante
Grazie, buona giornata a te

Ettore Fobo ha detto...

Mi sono venuti in mente due versi di Borges:

"Tutto accade per la prima volta, ma in un modo eterno./ Chi legge le mie parole sta inventandole.

Ciao Elena.

Elena ha detto...

Sul tempo Borges ha costruito castelli indimenticabili. Eterni è la parola giusta.
E anche sui confini tra realtà e immaginazione..
Ciao, Ettore