26/01/11

Volto notturno














E' l'estate del cervello. Sembra voglia soltanto spolverare la superficie del tangibile. Inelegante e prigioniero della propria immagine incoerente. Il jazz asseconda surrettiziamente una delicatezza epidermica mai cercata. Dov'è la rigogliosa persuasione di ogni parte dell'essere? Saper far proprio ciò che non si conosce. Dove sono i miei capelli lunghi ondeggianti come l'ombra del  bosco? Perchè il mio corpo si rifiuta di sedurmi? Vorrei bastasse il ricordo di uno dei troppi sensi dispersi nel lago per riacciuffarmi dalla schiena e tirarmi fuori come un alga.
Limpida tequila agita i suoi campanelli sulle labbra rovesciate; nell'acqua nera della notte il nero degli occhi tra le scie dei fari. La notte ora mi sfugge. Mi corre accanto, voltandosi indietro.


4 commenti:

Ettore Fobo ha detto...

Cosa vede la notte voltandosi indietro? Sono curioso.

Ciao, Elena.

Elena ha detto...

I miei contorni. Cose, azioni, che non mi sono mai servite.
Mi ha impressionato anche per questo credo, il tuo ultimo post.
Ciao Ettore.

dalloway66 ha detto...

"Saper far proprio ciò che non si conosce."
oppure, ricordarsi di ciò che si sa già...
a voler seguire certe teorie "siamo" sempre, oltre le dimensioni e i limiti spazio-temporali... così tu corri accanto alla notte e la notte si volta indietro perché in te riconosce parte di sé...
un abbraccio

Elena ha detto...

E' straziante e liberatorio come una nascita leggermi dentro queste parole dalloway. Ora riconosco una specie di tentativo di illustrare quel "guado del tempo" che mi ha segnato per sempre qualche tempo fa.
Chissà qual è la vera ragione per cui tutto questo mi commuove in profondità.
Grazie.
Ricambio il tuo abbraccio

Elena