07/12/10

Dio mio possibile che sia tutto qui?

Come identificare i parametri per definire ciò che é arte e ciò che non lo é, ciò che é cultura e ciò che é spaccio di un sapere nel miglior dei casi approssimativo.
La rete si estende in superficie, e dove mai, se lo fa - e lo fa, io so che lo fa, anche quando sfiora soltanto i confini più remoti dei significati, evoca, nutre stillando - , dove dunque, scende giù, in profondità? E lì dove lo fa, allora bisogna raccogliere e il raccolto deve rientrare nel bacile impuro del sapere, della cultura, dell'arte, o magari solo di ciò che é interessante? E ciò che é interessante fa cultura o cosa? Chi é l'intellettuale, chi é il giornalista, chi é il lettore, il disegnatore, l'attore, il musicista, il pittore, lo scrittore, il ballerino. Come definire la giusta preparazione per essere chi e cosa. Basta uno stupido quiz? Cosa siamo qui. Tutti coloro che si affannano ad essere qualcosa, non per questo lo sono veramente.  Ciò che viene creato chiede di essere diffuso contro la volontà dell'autore - (non di chi vuole mercificare o essere mercificato, poiché diffuso non vuol dire mercificato, ma diffondere é vendere). Poi forse muore vivendo in qualcos'altro. Il fermento nasce nel vento, cotto dal sole, dove cresce il fiore dell'ingenuità, tra le grida rabbiose al di sopra dei cori angelici, e ferisce profondamente il germe luminoso chiamato armonia. A queste fondamenta siamo incatenati, che sia per affinità o per rivolta.

3 commenti:

nino p. ha detto...

parli di arte o di cultura? Perchè io credo che siano cose separate, perchè l'arte può diventare cultura, ma la cultura non sarà mai arte, potrà rappresentarla, divulgarla...ma... non è arte!!

Elena ha detto...

Nino p., probabilmente hai ragione, sono cose separate, anche se non ne sono del tutto convinta, comunque non ho mai pensato in questi termini - e in tutta sincerità non credo che lo farò. In ogni caso trovo che abbiano in comune lo smarrimento, quello che coglie chi tenta di orientarsi nell'uno o nell'altro territorio, e in quello comune delle (oddio che parola orrenda) competenze, la mancanza di parametri precisi che le definiscano e lo sbiadimento dei loro stessi confini, il che non é necessariamente un fatto negativo. Tutt'altro. Che domini lo smarrimento, a costo di brancolare nello scompiglio, nel disagio, nell'incertezza. La contaminazione e il rimescolamento delle definizioni permettono la nascita di sostanze nuove, di fluire da una stanza all'altra indisturbati, nuovi, liberi. Sconcertanti.


Ciao, grazie

Elena

nino p. ha detto...

Elena probabilmente è come tu dici e forse sono io che sto diventando più cinico con il passare degli anni. Il fatto è che mi piace scrivere, lo faccio con passione ed in maniera "artistica", non è la mia professione, di mestiere sono ferroviere,ma, fin da piccolo mi chiamano il poeta.... tanti mi cercano per scrivere per loro, da quando il web esiste mi arrivano proposte... solo che cercano tutti dei giornalisti!! Ed io giornalista non sono, e credo che dalle cose che srivo sia evidente, ma continuano a vedermi come tale. Per questo mi sono accanito di più nella separazione dei due mondi... mi rendo conto però che spesso esagero :-))
Ciao e a presto

Nino