08/10/10

Altre fragole

Luglio 1950. Forse non sarò mai felice, ma stasera sono contenta. Mi basta la casa vuota, un caldo, vago senso di stanchezza fisica per aver lavorato tutto il giorno al sole a piantare fragole rampicanti, un bicchiere di latte freddo zuccherato, una ciotola di mirtilli affogati nella panna. Ora capisco come la gente possa vivere senza leggere, senza studiare. Quando uno é così stanco, alla fine della giornata ha bisogno di dormire e il mattino dopo, all'alba, lo aspettano altre fragole da piantare, e così si va avanti a vivere, vicino alla terra. In momenti come questi sarei una stupida a chiedere di più...

Sylvia Plath, I diari

9 commenti:

Alex ha detto...

Mi piace questa citazione, in quella "ciotola di mirtilli affogati nella panna" c'è una tale autonomia dal mondo, che non è soltanto la dolcezza in sé ma proprio lo scivolare del corpo in un altrove - sapore, scrittura senza parole, forse, spostamento di nubi o di idee. Certezza nell'incerto assoluto. Non si deve chiedere di più, è vero.

p.s. Non ho mai letto i diari di S.Plath, mi sa che è quella che tu chiameresti una "voragine letteraria". Conosco male anche le sue poesie...Per fortuna che ci sei tu a ricordarmi queste lacune.
Ciao

quoyle ha detto...

E credo sia proprio cosi' a volte ho questo desiderio di abbandonare tutte le infrastrutture e lasciarmi andare ai ritmi essenziali del tempo.

Ciao
f

Elena ha detto...

Lo sai Alex, questa citazione apre i diari. L'effetto é stato di sprofondarci dentro, quindi anche se forse non avrei pensato precisamente questa, adotto completamente la definizione di voragine letteraria. Impossibile liberarsi dalla tentazione di volersi fondere con tante percezioni che trasudano da ogni pagina. Questo é uno di quei libri che mi osservano, che fremono e mi contagiano entro un raggio d'azione spaventosamente ampio intorno al mio corpo.
Devo stare attenta: non sono ciò che leggo, non sono ciò che leggo...

Elena ha detto...

Non ho letto che una piccola parte dei diari di S.P., Quoyle, ma sembra che qui si alternino queste due esigenze opposte, di liberarsi di ogni infrastruttura e lasciarsi andare (come nella musica?..), e di non poter fare a meno di costruirsene intorno di sempre più complesse..

Alex ha detto...

Due esigenze opposte, certo, e quanto prolifiche se pensi alla sua poesia! In realtà, mentre rileggevo il tuo commento, Elena, pensavo a un personaggio lontano e vicino a S.P., Diane Arbus. Questa doppia dinamica di cui parli non sai quanto la trovo adatta a descrivere il suo lavoro. Strane coincidenze? Ma forse non sono poi così strane, a cominciare dal clima mentale, e poi S.Plath è vissuta all'incirca nella stessa epoca, ma è morta una decina di anni prima di D.Arbus. Ecco un bel giallo letterario, no?

Elena ha detto...

Intersezioni a cui pensavo leggendo... mi chiedevo cosa avrà pensato S.P. di Virginia Woolf, e proprio qualche pagina dopo ho trovato un riferimento..
E ora un nuovo intreccio questo di cui parli. Un altro bel suggerimento camuffato... :)
Grazie, Alex

Alex ha detto...

Ti spaventa Sylvia Plath, vero?
La voltapagine trema al suo cospetto, ogni tanto, ma io non ne so nulla anche perché non le si può mandare un messaggio privato sul suo blog...Ho sempre questa finestrella-gabbia dei commenti che mi limita, mi mette fretta.

Elena ha detto...

Sa essere spaventosa vero?
Ma non é paura, non esattamente. Mi lega. Profondamente.

Elena ha detto...

Alex non so confessarti quanto tempo mi é servito per capire che dovevo loggarmi su Splinder per poter lasciare un commento sul tuo blog, una traccia