01/09/10

Senza Wallace

Alcuni esseri umani soccombono alla propria intelligenza famelica, al proliferare inarrestabile del proprio io. Credo sia accaduto a D.F.Wallace.
(E io dovrei farmene una ragione)

13 commenti:

Alex ha detto...

Sei sicura che sia stato questo a ucciderlo, il soccombere al proprio Io? Può l'Io essere davvero suicida anziché omicida? Come un virus, dato che parli di
proliferazione...M'interessa l'argomento, m'interessa e mi spaventa. E gli altri, sua moglie per esempio...Com'è possibile che nessuno è riuscito a costruire una barriera contro quel virus? A distanza di tempo ci penso ancora, come vedi.
(Non riesco a trovare il libro di D.F.W. sulla matematica, me ne rammarico perché resto fuori da una parte consistente del suo del suo pensiero).

Elena ha detto...

Oh si Alex. Un certo tipo di coscienza é ingombrante per sé stessa molto più che per gli altri. La "sensazione" che tormenta Wallace é qualcosa che stimola la propria coscienza nel tentativo di dominarla. Non resta che autosedarsi in qualche modo, ma questo genera altre sensazioni, altri tormenti, e nuovi più potenti assalti dell'Io... Sono convinta che non é mai esistito alcun modo per sua moglie o per chiunque altro, di entrare veramente in contatto con lui. Ma Alex, non é forse sempre così?
Ho guardato alcune sue interviste in video, e le fotografie poi: non ha un sorriso dolce, uno sguardo solo lievemente malinconico in altre? Altre volte appare concentrato e serio, ma nessuna sofferenza sul volto. Ed era un taglio sbieco di tenerezza ironica quello che riusciva a produrre nel parlare, nello scrivere, priva di sentimentalismo, che semina ancora quella strana dolorosa inquietudine.,
Fa paura si, l'essenza della più profonda solitudine umana, Nemmeno io smetto di pensarci, Alex, lo vedi anche tu..


p.s. il libro sulla matematica é Storia compatta dell'infinito, vero? Su Wallace e la matematica ti segnalo
questo:
http://www.revolutionine.com/

e questo:
http://maddmaths.simai.eu/var/matematica-e-letteratura

A presto

Elena ha detto...

Invece per The Pale King c'é da aspettare fino al 2011. Ma non so molto altro.

Alex ha detto...

Naturalmente hai ragione, ci sono coscienze che costituiscono un problema per sé stesse, lo vivono quel problema senza che nessuno possa entrare nel loro labirinto di connessioni e di traumi...Mi viene adesso in mente che almeno nell'età classica si sperava in una qualche Arianna, ma è soltanto una battuta ironica.
Come hai ben capito mi spaventano i meccanismi autodistruttivi, l'identità non dovrebbe essere circolare.
E' vero anche che c'era della dolcezza in lui, l'ho notata anch'io ma più che altro nelle fotografie.
Ho finito di leggere 'Roger Federer come esperienza religiosa'; è un reportage breve pieno di tecnicismi sportivi ma, nell'insieme, è geniale. Quando cita San Tommaso, per esempio, e nelle note che- ovviamente- accompagnano il testo.

Sì, il libro sulla matematica è quello pubblicato da Codice. Grazie per i link, sono preziosi...Grazie ancora, Elena.
Sai cosa penso? Sembriamo due personaggi di Pynchon alla ricerca della "misteriosa entità" D.F.W. :)

Elena ha detto...

Pynchon non l'ho mai letto, é in attesa lì sullo scaffale. Si é infilata la Possessione della Byatt a scombinare i miei piani, tra Hempel e Bachmann. Wallace mi manca sempre con la sua genialità sconclusionata riprendo qualche pagine di Infinite Jest, osservo Oblio che mi guarda di sottecchi in mezzo agli altri... E però guarda quante donne ultimamente qui intorno tra le pagine. E quanta frenesia in noi.

Alex ha detto...

Se Pynchon non l'hai mai letto forse la mia battuta non era comprensibile: nel romanzo V., il primo romanzo di Pynchon, si parla di una entità di cui lo stesso autore non diede mai una spiegazione coerente. Su Wiki ho letto questa citazione dal romanzo: "Dentro V., dentro lei, c'è molto di più di quanto nessuno abbia mai sospettato. Il problema non è tanto sapere "chi" è, ma "che cosa". Che cos'è? Dio non voglia che io sia mai chiamato a fornire questa risposta, né in questa sede, né in qualsiasi rapporto ufficiale".

Possessione è un bel romanzo, ma non lo vedo tanto bene accanto ai mostri sacri- almeno per me- Bachmann e Wallace...Può andare per sciogliere i loro nodi gordiani, però. Per lo stesso motivo sto leggendo "I misteri di Pittsburgh" di Chabon, mi aiuta a non pensare troppo agli altri due.

(Elena, lo sai che non è male la tua discoteca? Ho dato un'occhiata poco fa. Anche a me piace Philip Glass, per es., specialmente gli studi per pianoforte. Se non li hai ancora ascoltati, ti consiglio il n.2, è il mio preferito. Puoi ascoltarlo sul sito di Glass. Mi piace anche Nick Drake, ma lo conosco poco...)
Ciao,
Alex

Elena ha detto...

Ho proprio V. da leggere. Bene, immaginavo qualcosa del genere. Si sospetto anch'io che con Byatt non siamo sullo stesso piano degli altri. Ma non resisto ai libri usati visti sulle bancarelle, non resisto nemmeno ai nuovi, figuriamoci, ma quelli usati hanno qualcosa di segreto che proviene da chi li ha letti in precedenza e li ha portati lì attaccandoci molecole di sé, e chi li vende forse anche un pò per come li dispone, il caso che te li fa incontrare, insomma c'é un mistero, una storia che vuole essere raccontata, e quando ne prendo uno tra le mani e mi avventuro a sfogliarne le pagine é come se poi fossi tenuta ad acquistarlo. E la parola Possessione é bellissima. Evoca innumerevoli morbosità.

Sulla musica, ascolto cose anche molto diverse, il rock anni '70 alla fine é quella a cui sempre torno, ma poi c'é un bel pò di pop alternativo, e naturalmente Bowie, e Philip Glass l'ho incontrato attraverso lui, e poi da lì a Ligeti Sostakovic e Satie. Poi c'é il jazz classico o anche meno classico, decisamente non ho un'identità musicale definita, ammesso che ne abbia di altro tipo.. Chissà se ti piacerebbero Anthony and the Johnsons. Se cerchi da qualche parte li ho postati, non molto tempo fa.

Alex ha detto...

Ciao Elena, come sai non ho difficoltà a comprendere quel genere di inclinazione che ti porta a valutare una storia possibile soltanto dal fruscio delle pagine, interrompendo e giornate spesso troppo sicure di sè...Magari ti sembra di scoprire anche altre storie che nel libro, forse, non ci sono ma che tu potresti raccontare? Sindrome del narratore, la chiamerei così ("c'é un mistero, una storia che vuole essere raccontata").

Di Pynchon ho in lettura Un lento apprendistato, i suoi racconti. Mi lascia perplesso, per il momento; ad ogni modo non è "analitico" e profondo come D.F.W., mi sembra più estetizzante.

Sì, avevo notato il tuo eclettismo musicale, mi ci ritrovo molto!
A parte Anthony and the Johnsons, che non conosco, tutti gli altri sono in qualche modo nella mia discoteca. Di Ligeti sto studiando in questo mesi la sua Musica Ricercata, per un progetto (mi occupo di composizione, perciò la musica è il mio ambiente prediletto).

Elena ha detto...

Accidenti Alex, quante cose fai.
Seguirò le tue tracce, come già faccio del resto

Alex ha detto...

Scusami, ma ho difficoltà a commentare sul tuo blog...Non mi pubblica i commenti, chissà perchè.
Riproviamo.

Alex ha detto...

Ecco, mi fa gli scherzi...Ho dimenticato le esatte parole che volevo scrivere (ciò che per me costituisce un delitto notevole, argh) ma in ogni caso grazie davvero per il tuo interesse. E' molto raro tutto questo e io ne sono consapevole, sappi che è reciproco al cento per cento.

Buona giornata Elena,
Alex

Elena ha detto...

Eccoti, ciao, che succede il mio blog non ti accoglie come dovrebbe? Questo é scortese e ti chiedo scusa :)
Lo sai é molto evidente e interessante la tua ricerca nel linguaggio, anche nei commenti, ma credimi le parole che hai usato mi piacciono, grazie. Stavo leggendo il tuo ultimo post. Nei giorni scorsi volevo proprio chiederti se avevi letto qualcosa di Wallace sul tennis, ma lo vedi, adesso previeni anche le mie domande
:)
Buona giornata a te Alex

Alex ha detto...

Non fa niente, davvero, a volte i blog sono capricciosi e capita di non riuscire a pubblicare subito un commento. E' accaduto anche sul mio, tempo fa.