30/06/10

Sono arrivati. Apro a caso


Sono arrivati.
Lascio qualche stralcio, qualcosa su cui costruire pensieri nei prossimi giorni lontani da qui. Vorrei saper partire leggera ma ho una valigia colma di cose dense (oltre ai libri) che non so ancora bene come collocare tra certe increspature interiori davvero troppo sensibili e vicine alla sostanza del corpo.

Apro a caso.
Allora.

"La narrativa si azzarda verso la scienza, e la scienza ritrova i miti. Prima di ogni specificazione formale, si vuole esprimere l'avventura di essere vivi.
Ma il problema del «genere» é anche più importante di quanto non sembri, perché per troppa gente esiste uno snobismo del genere come esiste uno snobismo della moda dell'abbigliamento. Dichiarano di amare soltanto il romanzo (e del romanzo soltanto un «genere», il poliziesco, eccetera), o di essere sensibili soltanto alla poesia. E se un certo poema portasse in copertina la parola «novella» o «récit», non avrebbe la stessa accoglienza da parte degli iniziati. Oppure, un critico darà di un libro un giudizio perentorio affermando che non può essere «un vero romanzo». Facile scappatoia che serve a deviare verso un'entità quel che dovrebbe essere giudicato individualmente. Dogmatismo, inconsistenza che nasconde il vuoto. La menzogna ottusa del linguaggio degli uomini non é quella di tentare la creazione di legami precari, o di essere ciechi sulla solitudine essenziale. E' quella di non accettare di andare avanti, di andare in profondità e dritto al cuore della comunicazione. Gli uomini s'ingannano non quando tentano di chiamarsi, ma quando rifiutano di farlo gridando. Quando si accontentano di strutture superficiali mentre bisognerebbe scavare nel fondo più tragico, nel fondo più vero, per trovare il linguaggio lacerante che suscita le emozioni e forse trasforma la notte in ombra."

(J.M.G. Le Clézio, Estasi e materia)



"Versò un altro pò di té nella tazza, guardandolo scorrere con la coda dell'occhio.
Devo rinnovare il prestito di quel libro dalla biblioteca di Capel street, se no scriveranno a Kearney, il mio mallevadore. Reincarnazione: ecco la parola.
- Alcuni credono, disse, che noi si continui a vivere in un altro corpo dopo morti, e che si sia vissuti prima. La chiamano reincarnazione. Che noi tutti siamo vissuti prima sulla terra migliaia d'anni fa o su qualche altro pianeta. Dicono che ce ne siamo dimenticati. Alcuni dicono di ricordare le loro vite passate.
La panna sdipanava pigra le sue spirali cagliose nel té. Megkui rammentarle la parola: metempsicosi. Un esempio andrebbe meglio. Un esempio?
La Ninfa al bagno sopra il letto. Supplemento gratuito al numero di Pasqua di Photo Bits: splendida riproduzione artistica a colori. Il té prima di metterci il latte. Assomiglia abbastanza a lei coi capelli sciolti: più snella. Tre scellini e sei pence ho speso per la cornice. Disse che sarebbe stata bene sopra il letto. Ninfe nude: Grecia: e per esempio tutta la gente che viveva allora."

(J.Joyce, Ulisse)



"Fu solo quando mi avviavo verso il parcheggio una sera dopo la Lode del mercoledì che di punto in bianco ebbi come un lampo di consapevolezza o lucidità o qualcosa del genere e di botto smisi di turlupinarmi e mi resi conto di essere stato un impostore tutti quei mesi anche nella chiesa e che in realtà facevo e dicevo quelle cose solo perché le facevano tutti i veri parrocchiani e io volevo che tutti credessero che ero sincero. Ci rimasi di stucco, tanta era la chiarezza con cui mi accorgevo di essermi ingannato. La verità rivelata era che ero un impostore ancora più sfrontato nella chiesa, dove mi spacciavo per una persona autenticamente rigenerata, di quanto non lo fossi prima che il diacono e la signora Halberstadt spuntassero dal nulla suonando il mio campanello nel corso della loro opera missionaria per invitarmi a fare un tentativo. Perché se non altro prima della faccenda della chiesa non mi infinocchiavo da solo... sapevo di essere un impostore almeno da quando avevo diciannove anni, ma se non altro ero stato capace di ammettere e di affrontare l'impostura direttamente anziché prendermi per il culo spacciandomi per quello che non ero."

(David Foster Wallace, Oblio)



A presto.

8 commenti:

Alex ha detto...

Dunque sei in viaggio, Elena...Chissà se almeno Le Clézio ti ha seguita, con questo testo curioso, anomalo- "grafomane", in senso lato- dove puoi trovare echi di Leopardi, Pascal, Sade, Hegel, e naturalmente di lui stesso - Le Clézio, il viaggiatore, l'Africano dal volto olandese.

Ho riaperto il libro anch'io a caso, e ho trovato subito un passo sconcertante perché mi è familiare: "Ciò che si vive, ciò che si scrive è contro la propria madre". Scrive questa frase poco prima di lanciarsi in un discorso contro tutti i sistemi, filosofici e non, con quel suo modo schietto di parlare che è così raro nei libri. Tu non trovi? Va d'accordo anche con il passo di Foster Wallace, al quale risponde da altre latitudini. Paradiso delle citazioni, anteprima del viaggio tra le isole?
Ciao,
Alex

Elena ha detto...

Ciao Alex. Le Clézio mi ha accompagnata, insieme ad altre cose, é stato un prezioso ancoraggio al nulla - e a tutto,
di cui voglio ringraziarti.
Mi accompagna anche qui, ora.

Alex ha detto...

Mi fa molto piacere sapere che Le Clézio sia stato un buon compagno di viaggio, è un autore strano che può deludere con un libro ed entusiasmare con un altro. Non credo che amasse la continuità di per sé. In genere non mi capita spesso di riuscire a comunicare davvero il valore di un libro...Ma con te è completamente diverso.
Alex

Elena ha detto...

Anche se per lo più é un'operazione che riesce solo a costo di notevoli sforzi, tento sempre di considerare il libro singolarmente, perché da un giorno all'altro - immagino, così come succede anche per i pensierini di un blog, si potrebbe scrivere uno stesso pensiero quasi si trattasse di un'antitesi. In alcuni casi é addirittura impossibile distinguere opera e autore. Ma mi é più facile quando dell'autore so molto poco come in questo caso. Mi piace sempre fare questo gioco quando mi avvicino ad un nuovo scrittore, leggere l'opera prima di conoscerlo. Comunque Alex, é davvero bello da leggere, questo libro. Certe pagine sono pensieri ribollenti, e lavorano lavorano dentro durante gli spazi in mezzo..

Alex ha detto...

E' vero, Elena, Estasi e materia è un magma straordinario e non sai mai bene quando te ne potrai liberare...Come dici bene tu, prolifera negli spazi intermedi.
E' la stessa sensazione che ho avuto anch'io, in fondo, e se non l'ho ancora finito è soltanto perché ho deciso di sposare la sua frammentarietà - anche questa è una libertà piuttosto rara.
Sono d'accordo con te sul fatto che entrare in un libro è meglio farlo a mani nude, disarmati, come aspettandosi di fare un incontro non calcolato (il sapere intorno all'autore, tutto sommato, è una forma di prevenzione o di garanzia).
Io ho cercato la stessa esperienza, ma ho vissuto in passato dei periodi in cui i libri li collegavo a certi sistemi di pensiero, a degli stili, adesso non più. Mi soffermo soltanto dove trovo che ci sia da nutrirsi, come i gatti...
Ciao,
Alex

Elena ha detto...

Anche per me la lettura é cambiata tanto, tutto é cambiato. Rimpiango la possibilità e la capacità che avevo di mescolarmi al libro diventandolo quasi, o diventandone uno strumento. Ora tutto é disperso in briciole, attingo a mille fonti diverse, gocce o grandi sorsate, seguo un istinto che non sempre lascia che ciò che assorbo sedimenti il necessario per tirarne fuori un succo, un'essenza. Forse é solo un momento, non voglio che questo o l'altro diventino un sistema, direbbe Le Clézio. Nulla, deve diventarlo.
Ciao Alex

Alex ha detto...

Ciao Elena,
lo dico: il tuo commento mi tocca profondamente, mi scuote...La penso proprio allo stesso modo riguardo al cambiamento della lettura, al rapporto corpo-libro, e capisco che cosa intendi con la condizione frammentaria che descrivi ("Ora tutto è disperso in briciole, attingo a mille fonti diverse, gocce o grandi sorsate..."). Penso che viviamo situazione del genere in continuazione, dentro e fuori di noi, quasi fosse la prima parte del libro di Le Clézio. Credo che, spesso, ho cercato la lettura come ultimo tentativo di ritrovare una certa unità, diciamo pure un rifugio (diffidandone, però); ma tu mi precedi scrivendo che nulla deve diventare un sistema. Dunque, penso, neanche questo rifugio-tomba-letto di pagine.

Elena ha detto...

Non non deve. Ma lo dico sapendo già di tradire il proposito. Ho pensato spesso che la mia ansia di circondarmi di libri sia una specie di ossessione ben costruita per nascondere altre ossessioni. Eppure é così piacevole..