24/06/10

Non dovrei trovarmi in questo posto



" - E' tutta colpa mia, - dissi. Il vento freddo della notte scompigliava le pagine di un giornale della sera, sospingendole al fondo del marciapiede.
Lei si tirò indietro i capelli bagnati di lacrime e sorrise.
- Non ti preoccupare. Tanto pe cominciare io non dovrei trovarmi in questo posto.
Cosa voleva dire con questo posto? Il Giappone? Questo pezzo di roccia che gira nell'oscurità dell'universo? Non lo sapevo. Le presi una mano e me la posai sulle ginocchia. (...) L'orologio segnava quasi mezzanotte.
(...) la Cina esiste soltanto per me. In altre parole é me stesso. Come esistono soltanto per me New York, Pietroburgo, la Terra, l'Universo.
La Cina gialla che occupa un'estesa superficie della Teraa. Non credo che visiterò mai quel Paese. Quella non é la mia Cina. Come non andrò a New York o a Leningrado. Non sono posti per me. (...)
Tokyo.
Poi un giorno, in un vagone della linea Yamanote, persino questa città di Tokyo ha incominciato a perdere la sua realtà... Proprio così, questo non é un posto per me. Prima o poi le parole si esauriranno, i sogni si infrangeranno. Come se quell'adolescenza confusa che sembrava dover durare per sempre si fosse dileguata. Tutto perisce, svanisce, quel che resta é solo silenzio e oscurità infinita.
L'errore... l'errore, come aveva detto quella ragazza cinese (o come potrebbe dire uno psichiatra) in fin dei conti sono le nostre speranze che vanno all'incontrario. Non c'é uscita, da nessuna parte.
Eppure ho stipato il mio bell'orgoglio di fuori-campo fedele in fondo a un camion, mi sono seduto sui gradini del porto, e sto aspettando che prima o poi appaia sopra la linea dell'orizzonte vuoto una lenta nave diretta in Cina. E penso ai tetti splendenti di quel Paese, ai suoi campi verdi.
Non ho più paura di nulla, infatti. (...) Se solo fosse possibile...
Amici, amici, la Cina é troppo lontana".

(Murakami Haruki, Una lenta nave per la Cina - L'elefante scomparso e altri racconti)

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