01/04/10

Sbarre

"Era attenta soltanto al figlio e quella indifferenza era per Gilles André una tortura uguale a un autentico rifiuto sgarbato. La cingeva in uno sguardo ch'egli non padroneggiava più. Soltanto allora lei lo vide: un uomo che la fissava ostinatamente. E fu subito nel paesaggio di quel desiderio che ne sostenne lo sguardo: sedimentò in lui l'armonia di una femminilità piena. Lui sprofondava nello stupore sessuale che gli uomini sentono più spesso delle donne perché nel loro desiderio la vista gioca un ruolo più grande. Lei ebbe un sorriso imbarazzato da cui lui distinse il proprio riconoscimento. Era cominciata una attesa magica. Nessuno sa le deviazioni che il reale prenderà per raggiungere il proprio intento. Nessuno sa come accadano le cose sognate, né come possano non accadere. Il dio degli amori gioiva. Una rete invisibile si richiudeva su di loro. Se avessero voluto sottrarsi, quello fu l'ultimo istante per farlo. Passarono le sbarre di una prigione illuminata come un palazzo. Fino a quando la morte non renderà inutile ogni carezza, voi vi desidererete. Fino a che morte non vi separi, i vostri corpi si attireranno, e sarà così fino alla distruzione della carne, fino alla decomposizione e alla polvere..."

(Alice Ferney, La conversazione amorosa)

2 commenti:

Gioacchino ha detto...

Queste sbarre sembrano fatte d'aria, o forse sono gli amanti i veri fantasmi: attraversano e fuggono gli abbracci incatenanti, le vite sbagliate, i vecchi amori per i quali avevi giurato di morire; fanno un salto fuori dalla gabbia per cogliere un fiore e ritornano per ricominciare.

Elena ha detto...

Gioacchino
C'è una promessa che serpeggia in ogni frangia di incantamento colta a caso tra le pagine di questo libro (che ancora non ho scoperto, perchè devo ancora leggerlo). Come la certezza che un segreto verrà svelato agli attori, rapiti l'uno dall'altro quanto più ignari di volerlo, incatenati alla nascita e alla proiezione infinita del loro amore.

Elena