25/04/10

Persone

3 commenti:

giacy.nta ha detto...

La verità dicono di averla in mano proprio quelli che sull'inganno basano la propria autorità, il proprio potere. Io non farei della ricerca della verità un'ossessione. Mi piacerebbe concentrarmi sull'onestà e misurare la distanza che intercorre tra questa e le mie azioni, tra questa e le mie effettive capacità d'analisi obbiettiva e capire perchè si apra un baratro. Sembra che l'inganno sia una codizione d'essere necessaria. Bergman stesso dice che a nessuno importa davvero appurare la verità.

Elena ha detto...

Non é tanto la verità o la sua ricerca qui che mi ha impressionato quanto le dinamiche della volontà: di tacere da parte della paziente, per la quale il mutismo sembra l'unico modo di tenere a bada il senso di colpa e desta e vigile la propria coscienza, ma anche di "smascherare" da parte della dottoressa, che mentre ripete più volte "Io ti capisco" sembra piuttosto affermare con freddo cinismo: vai fino in fondo, tanto io ti ho scoperta, ti ho messa a nudo, non puoi più nasconderti.
E puoi farlo o non farlo, perché comunque, come hai sottolineato, a nessuno importa davvero la verità
Ciao giacynta

Elena

giacy.nta ha detto...

A me sembra che la dottoressa interpreti il ruolo di terapeuta perfettamente. Chiede alla paziente di continuare a perseverare nella sua risoluzione estrema per indurla a comprendere che ogni scelta, anche quella del mutismo, è insufficiente, è relativa. Non ci è dato avere il controllo su niente e la dottoressa sembra saperlo. A me pare che provi sincera simpatia per l'altra donna. Davanti all'arido vero, citando Leopardi, è naturale che possa insorgere un sentimento di genuina fratellanza.
Grazie per il tempo che mi hai dedicato e grazie per aver pubblicato il video. I lavori di Bergman hanno sempre avuto il potere di incantarmi. Pensa che dopo aver visto "Fanny ed Alexander" ho avuto il coraggio di fare una scelta importante. Ciao!