21/04/10

Ore 20,30

Il fatto è che è tremendamente delicato questo tramonto senza sole. Così com'è basta a farmi capire ciò che provo nel sentir sbattere quella benedetta porta. Lì fuori é un soffio rosa nato da profondità carta da zucchero che affondano nel buio, effimero com'é evapora nel giallo di una nebbia che non si è mai visto baciare tanto bene la luce del celeste. Ecco non ho lacrime per esprimere la bellezza di questa oscurità avvolgente, così dolce che non sa di buio ma di respiro. Devo fermarmi, sentire. C'é ancora. E' un istante, una vampa sfuggita allo sguardo troppo avido, non esiste niente di più chiaro di questa palpebra abbassata di cielo, appena un pò livida. Mi piace la durezza nera di un'ombra di palma sfrangiata, tesa contro questo sfondo troppo soffice. Penso ai pennelli e allo sguardo impuro di un ipotetico osservatore ossessionato dalle tele. E' così che so di sentirmi, ed è questo ora, subito, a dirmi taglia, questo a farmi accendere la luce. Accendo anche il gas, che a guardarlo sembra vantarsi di essere una buona imitazione del cielo a quest'ora. Non si rende conto di essere un prodotto volgare, un'operazione di marketing, un vorrei ma non posso: fiammelle in serie come villini a schiera. Sono contenta di accorgermene. Voglio accorgermi di tutto, da oggi fino alla fine dei miei giorni. Ci vuole una coscienza dilatata, attenta e vigile. Sono al sicuro. Friggo le uova. E' tardi, ma non per me. Io pago ora, tanto pagherei comunque.

2 commenti:

Ettore Fobo ha detto...

Veramente commovente,la banalità della vita che ti strazia, ed è immensa, misteriosa.

Elena ha detto...

Improvvisamente. E' giusto quando ti convinci di saperne fare a meno, e abbassi la guardia, che ti soverchia.

Ciao
Elena