23/03/10

Il tarlo



"Sto facendo una sceneggiatura, ma senza acqua alla gola, e quanto al resto, sono in crisi, non lavoro, rimando. Butto via le mattine in occupazioncelle marginali, la vita non dà suono, ho dentro il tarlo. Dovrei mettere un dito in gola e vomitare: ma come? Bisognerà aspettare che la nausea passi da sé. E' la vecchia meccanica di alti e bassi''.

''Io non ho radici, di tipo pratico e finanziario, su questa terra: fino a ieri insegnavo, come sai, scannandomi, per 25.000 lire al mese. Ora c'è un editore che vuole il mio romanzo e mi paga, e mi assicura traduzioni all'estero, c'è un produttore che mi fa fare delle sceneggiature, la Rai e altre riviste che mi chiedono articoli: e io non posso e non devo rifiutare niente, perché niente è ancora sicuro, tutte le strade sono aperte intorno, ma nessuna è l'unica''.

(Pier Paolo Pasolini, 1955, Lettere al poeta friulano Biagio Marin)

"Ora in queste pagine io mi sono rivolto al lettore direttamente e non convenzionalmente. Ciò vuol dire che non ho fatto del mio romanzo un 'oggetto', una 'forma', obbedendo quindi alle leggi di un linguaggio che ne assicurasse la necessaria distanza da me, (...) quasi addirittura abolendomi, o attraverso cui io generosamente negassi me stesso assumendo unilateralmente le vesti di un narratore uguale a tutti gli altri narratori. No: io ho parlato al lettore in quanto io stesso, in carne e ossa, come scrivo a te questa lettera, o come spesso ho scritto le mie poesie in italiano. Ho reso il romanzo oggetto non solo per il lettore ma anche per me stesso: ho messo tale oggetto tra il lettore e me, e ne ho discusso insieme (come si può fare da soli, scrivendo)."
(...)
"Ed ecco il consiglio che ti chiedo: ciò che ho scritto basta a dire dignitosamente e poeticamente quello che volevo dire? Oppure sarebbe proprio necessario che io riscrivessi tutto su un altro registro, creando l'illusione meravigliosa di una storia che si svolge per conto proprio, in un tempo che, per ogni lettore, è il tempo della vita vissuta e restata intatta alle spalle, rivelando come vere realtà quelle cose che erano sembrate semplicemente naturali?".

(Pier Paolo Pasolini, Petrolio, Einaudi, Torino 1992, Lettera a Moravia)

2 commenti:

Ettore Fobo ha detto...

La vita non dà suono. Ho dentro un tarlo". Altrove aveva detto che non sarebbe stato mai felice. Lacerato da un'enorme passione che ha saputo diventare poesia. Emozionante! Grazie.

Elena ha detto...

Anche il suo volto, il suo corpo. E' come un grido strozzato all'origine, senza suono.