07/01/10

Trasformazioni


René Magritte, La bataille de l'Argonne (1959)


"La letteratura mi interessa dunque profondamente solo nella misura in cui esercita la mente a certe trasformazioni, - quelle in cui le proprietà eccitanti del linguaggio giocano un ruolo capitale. Certamente posso immergermi in un libro, leggerlo e rileggerlo con diletto, ma mi possiede sino in fondo solo se vi trovo i segni di un pensiero di potenza equivalente a quella del linguaggio stesso. La forza di piegare la parola comune a fini imprevisti senza spezzare le "forme consacrate", la cattura e la riduzione delle cose difficili a dirsi; e soprattutto il procedere simultaneo della sintassi, dell'armonia e delle idee (che è il problema della più pura poesia), sono a mio avviso gli oggetti supremi della nostra arte."

(Paul Valéry, intorno a Il cimitero marino)

6 commenti:

Ettore Fobo ha detto...

“Proprietà eccitanti del linguaggio” è un'espressione che mi piace molto, e anche l’idea che la parola debba essere usata “per fini imprevisti”. La poesia deve stupire e tende all'impossibile, cioè, proprio a mostrare un pensiero la cui potenza è pari a quella del linguaggio stesso,o alla vita stessa. Non c'è un modo migliore di di dirlo.

Elena ha detto...

Trovo che in questo brano, proprio mentre ne parla, le proprietà del linguaggio a cui si riferisce Valéry si esprimano in tutta la loro forza.
Mi ha impressionato l'idea che non sia affatto così scontato che il pensiero possa essere altrettanto potente del linguaggio che lo esprime. E che la parola scritta abbia la facoltà di possedere fino in fondo chi legge.
Altrove ho trovato la definizione di essere come sentimento
e in generale questo suo continuo soggettivare e oggettivare i concetti (e la poesia) mi piace visceralmente.

Emilia ha detto...

Trovo davvero molto bello ed interessante questo brano ed è vero che solo un certo tipo di parola scrita ti possieda fino in fondo. Questo lo si esperimenta nella lettura anche se non avrei mai saputo dirlo.
Grazie Elena, un cao saluto

Elena ha detto...

Ciao giulia, è così, è bellissimo quando la scrittura traspira e il pensiero e l'energia che ne hanno determinato la forma fuoriescono e afferrano la mente di chi legge e la fa sua, con una forza che regala anche quel sollievo indispensabile
come mani fresche che premessero su due tempie ardenti

A presto
Elena

Lars W. Vencelowe ha detto...

ciao Elena,
interessante l'argomento che proponi (al cimitero marino di Valery mi sono avvicinato più volte ma è una lettura che mi è sempre risultata piuttosto difficile).
"il procedere simultaneo della sintassi, dell'armonia e delle idee" è effettivamente un problema di difficile soluzione e che mi appassiona da tempo( vedi ad esempio qui http://larswvencelowe.blogspot.com/search/label/watzlawick o qui http://larswvencelowe.blogspot.com/search/label/watzlawick o ancora qui http://larswvencelowe.blogspot.com/2009/11/il-linguaggio-ostacolo-alto.html). Credo anch'io che la forma espressiva migliore per veicolare il pensiero dell'artista, quella che lascia più margini di interpretazione, più sfumature, sia il verso. Probabilmente non la più veritiera, ma per me la migliore.

P.S.: anche se sono in ritardissimo: buon anno!
P.P.S.: già, quella è proprio la mia amaca, che visto il ritmo incalzante degli impegni, credo rimarràp a lungo deserta.

Lars

Elena ha detto...

Ciao Lars, il cimitero marino è una lettura difficile eccome, e in tutto questo il poema non l'ho ancora letto, sono ancora immersa nella postfazione, nel tentativo di afferrare le intenzioni - no questo forse è ancora più difficile, è esattamente ciò che non si può fare - in realtà è per il godimento semplice e puro che si prova a nuotare tra le onde di certe forme di pensiero complesso. Che, quando si esprime attraverso la poesia, vive, respira, guarda dentro chi legge.

Bello anche solo vederla, l'amaca. Ti auguro di occuparla, di tanto in tanto.