10/11/09

Ciò che resta

Il rimando 324 sconcerta. Nel delirio di note in cui ci si dibatte continuamente è una questione di puntiglio non perdere il senno, e ora anche questo. La nota 324 non esiste e rimanda a una seconda nota 322 (che a leggerla è un delirio per uscire dal delirio, un appello alla logica deduttiva dal centro di un vortice psichico, un vortice molto facile da immaginare anche senza sostanze, ma poi da cosa sarà stato tradotto inabivitalità?). Ricontrollo, 322, 323, 322, 325... Una svista editoriale no, non lo credo, Wallace tenta di sfiancarmi proprio ora che sono quasi alla fine. Mancano ancora più di duecento pagine ma le note sono agli sgoccioli. Mi chiedo come sarà leggere tutto d'un fiato. Se ci penso attentamente già mi sembra di avvertire qui dentro lo sguardo del vuoto.


"Todd, tu devi avere fiducia nella matematica. Come nei compiti di Matematica, laMatematica E. La Logica predicata di primo ordine. Non ti delude mai. Le quantità e i rapporti tra di loro. Gli indici di cambiamento. Le statistiche di Dio o il loro equivalente. Quando tutto il resto ti delude. Quando il masso è scivolato giù fino in fondo. Quando quelli senza testa ti dànno la colpa. Quando non sai che strada prendere. Ti puoi ritirare e riordinare le idee con la matematica, la cui verità è deduttiva. Indipendente dai sensi o dalle emozioni. Il sillogismo. L'identità. Modus Tollens. Transitività. La colonna sonora del paradiso. La luce notturna sulla parete scura della vita. Il libro delle ricette del paradiso. La spirale di idrogeno. Il metano, l'ammoniaca, la H2O. Gli acidi nucleici. A e G. T e C. L'inabivitalità. Caio è mortale. La Matematica non è mortale. E' quello che è: ascolta: è vera. (...) L'assioma. Il lemma. Ascolta: "Se due gruppi diversi di equazioni parametriche rappresentano la stessa curva J, ma la curva è tracciata in direzioni opposte nei due casi, allora i due gruppi di equazioni producono dei valori per una linea integrali su J che sono negativi l'uno verso l'altro". Non dice "Se questo e quello". Non dice "a meno che un agente immobiliare di Boardman Mn con i suoi mocassini Banfi da 400$ non cambi idea". E' sempre così e non cambierà mai. Come quando si mette la a davanti nell'espressione a priori. Un lampo onesto nel nero più nero, caro il mio ToddlePoster. (...) ... Solo che alcune volte come in questo caso, quando hai perso la strada in un bosco fitto, fidati della deduzione astratta. Quando sei in ginocchio, inginocchiati davvero e riverisci il doppio S. Leap come un cavaliere della fede nelle braccia di Peano, Leibniz, Hilbert, L'Hôpital. Ti sentirai portare in alto. Fourier, Gauss, LaPlace, Rickey, Rinato. Mai lasciarsi cadere. Wiener, Reimann, Frege, Green".

(David Foster Wallace, Infinite Jest, Nota 324)

7 commenti:

Gioacchino ha detto...

Ciao, Elena. Volevo aiutarti con il tuo dilemma. Non ho "Infinite Jest" in italiano quindi non posso fare raffronti. Nell'edizione inglese la nota che hai trascritto è la numero 114. Ho controllato, ed esiste regolarmente anche quella numerata 124. Quindi attribuirei l'errore all'edizione, o alla copia, che possiedi. Il termine "inabivitalità", nell'originale è "inevibatility" (accompagnata dall'aggettivo "creeping", "spaventoso"). Anche qui mi sembra che con la traduzione italiana abbiamo confuso le acque. Secondo me è un termine composto/lapsus volontario coniato a partire da "inevitability". Riferendo questo termine a una sorta di strambo neologismo, credo che Wallace si prenda gioco dell'uso dei neologismi per dimostrare cose assolutamente non dimostrabili e non inevitabili.

Gioacchino ha detto...

Mi correggo, nell'edizione americana esiste la nota 324, ma quella che hai citato tu è denominata 314.

Elena ha detto...

Ciao Gioacchino. L'edizione che ho io è di Einaudi, traduzione di Edoardo Nesi con la collaborazione di Annalisa Villoresi e Grazia Giua. Di sviste editoriali ce ne sono diverse, il che ovviamente aggiunge confusione alla complessità, e avevo in mente di annotarle e di fare altri confronti con l'edizione in lingua originale, ma è un'impresa troppo ardua e purtroppo la mia lettura da molti mesi è piuttosto sofferta e procede fin troppo a rilento, in ritagli letteralmente rubati al tempo (prima del lavoro, mentre preparo la cena, in mezzo al traffico del raccordo, la notte, cose così). E questo in un'impresa del genere (in cui per esempio seguire la cronologia degli eventi richiederebbe l'uso di uno schema sempre a portata di mano) rende tutto molto difficile. Non importa, si può ottenere molto anche da una lettura come la mia, attenta ma scombinata. Che però a volte annaspa in cerca di precisazioni e di chiarimenti come questo, che aspettavo, grazie
Elena

Gioacchino ha detto...

Forse, con le letture troppo rapide accade che i contenuti di ciò che abbiamo letto si manifestano in ritardo alla nostra coscienza, mesi o anni dopo aver finito di leggere un determinato libro. Oppure lo assimiliamo senza accorgercene, e parti di esso vivono in noi simbioticamente con altre parti più o meno genuine del nostro essere. Purtroppo anche io hofatto molta confusione mentre ti scrivevo il primo commento: ho scritto "neologismi" (nell'ultimo periodo), invece di "sillogismi". Non che "neologismi" non spieghi comunque il lapsus volontario di Wallace, solo è un ragionamento un po' più contorto, e avrei dovuto spiegarmi meglio.
Il tuo modo di leggere mi fa venire in mente un'immagine, strana ma bella: quella dei cavalli che dormono in piedi.

Gioacchino

Elena ha detto...

Neologismi in effetti poteva ugualmente starci, visto il gusto di Wallace di prendersi tragicamente gioco di tutto e tutti compreso se stesso.
E' tutto chiaro. Anche l'immagine.

Lars W. Vencelowe ha detto...

Ho controllato. Anch'io ho l'edizione dell'Einaudi e dopo la nota 323 compare un'altra nota 322. Credo che sia semplicemente un refuso.

P.S. certo che sei puntigliosa...
ciao, Lars :-)

Elena ha detto...

Sono ossessionata dalle manovre pazzesche e nevrotiche di Wallace questo si, Lars. Ci sono dentro fino al collo, me ne rendo conto.