28/07/09

Velatamente


(Egon Schiele, Donna in piedi vestita di rosso, 1913)

"Il velo è quella sottile superficie che il caso, la fretta, il pudore hanno messo e si sforzano di mantenere; ma la sua linea di forza è irrimediabilmente dettata dalla verticale della caduta. Il velo svela, con una fatalità che è quella del suo tessuto leggero e della sua forma morbida. Per svolgere il suo ruolo, che è quella di coprire e di essere esatto, il velo deve doppiare con la massima precisione le superfici, ripercorrere le linee, scorrere senza discorsi superflui lungo i volumi e moltiplicare con un candore splendente le forme che esso spoglia della loro ombra. Le sue pieghe aggiungono appena un turbamento impercettibile, ma questo spumeggiare di biancheria è per ora soltanto l'anticipazione di una prossima nudità: di questo corpo che nasconde esso è come l'immagine già sgualcita, la dolcezza molestata. E tanto più quanto più è trasparente. Di una trasparenza funzionale, vale a dire squilibrata e sorniona. Il suo ruolo opaco e protettore lo interpreta bene, ma solo per chi se ne ricopre, per la mano cieca, febbrile ed esitante che si difende. Ma per chi assiste a tanto sforzo e sta a guardare da lontano, questo velo lascia vedere. Paradossalmente, il velo nasconde il pudore a se stesso e nasconde l'essenziale di ciò che custodisce alla sua stessa attenzione; manifestandolo invece all'indiscreto, è la stessa custodia che lascia indiscretamente vedere ciò che custodisce. Due volte traditore, il velo mostra ciò che sottrae e nasconde a ciò che deve nascondere che invece lo palesa."


(Michel Foucault, Scritti letterari, Un saper così crudele)

4 commenti:

Alex ha detto...

Bellissimo testo, a me molto caro, di Michel Foucault. Di quel Foucault "minore" e poco studiato che parla di letteratura non meno che di filosofia, ma sempre da quella sua angolazione nascosta.
A volte, non so se l'hai notato, è come se avesse preso la mira da tempo; altre volte, invece, raggiunge una strana delicatezza, appunto una velatura. E percepisci sempre che sta per strapparlo quel velo, ma poi ti sorride beffardo.
Per me la fisionomia di Foucault è proprio la sua scrittura.

Tutto ciò mi ricorda anche che il tuo è l'unico blog dove ho la sensazione di entrare in punta di piedi...Perché mi è quasi tutto familiare, forse, come appena coperto da un sottile velo o da una filigrana. Come un negozio antico, dove appunto si aspetta il momento di scoprire qualcosa di segreto ma messo in evidenza?
Egon Schiele, gli occhiali di David Bowie, Bergman- la sequenza clinica che mi aveva colpito- Foster Wallace...E magari se le cerco ci troverò anche Diane Arbus e Susan Sontag. Chissà se hai letto i suoi racconti, mi chiedo, ma adesso devo uscire dalla camera senza fare rumore.
Ciao e a presto
Alex

Elena ha detto...

Il volume di Foucault l'ho pescato in libreria, ho letto qualche frase, l'ho comprato senza pensarci su. Non mi sono pentita, l'ho collocato in modo che resti a portata di mano perchè credo sia uno di quei testi che posseggono la proprietà di consegnare risposte goccia a goccia, e sappiano scegliere anche il momento in cui nei hai davvero bisogno.

Alex, sei gentile. Apprezzo la tua eleganza nel farmi visita, nel curiosare discretamente nelle mie stanze. E nel suggerire senza dare l'impressione di farlo.
A presto

Alex ha detto...

Più che gentile sono sensibile alle foglie, come diceva qualcuno. Ai colori che cambiano lentamente, e tu in effetti fai tutto con una certa cura sonnambula, da botanico. Rapporti tra parole e immagini, per esempio; il fatto che attendi che un libro ti si riveli; ti muovi per apprendere uno spazio con le parole, etc. Alla fine risulta tutto ben disposto, ma non hai cercato l'effetto. Ti concedi una sosta, trasformi qualche piccola sostanza che hai trovato...Mentre io mi sento incapace di questo posizionamento nel cosmo.

Su Foucault hai ragione, andrebbe preso a gocce, specialmente i saggi letterari. Di lui ho appena finito di leggere Eterotopia, un volumetto che raccoglie alcune conferenze. Interessante, ma non è paragonabile nello stile ai saggi letterari.

Elena ha detto...

Davvero faccio tutto questo Alex? Comunque, mi piace che tu ne plasmi l'idea.
Non so ancora cosa ci sia lì in mezzo, tra chi tenta - oh spesso così goffamente - di avvicinare brandelli o indizi di essenza e chi osserva, oppure più semplicemente, più oscuramente tra chi scrive e chi legge. Quello che so con chiarezza é che si trova tutto in quella striscia di sabbia umida e incostante nel mezzo; che comprendere il senso di incontri fatti di nulla é precisamente ciò che risveglia in me quel sottile piacere della mente