"Sarei forse più sola
Senza la mia solitudine.
Sono abituata al mio destino.
Forse l’altra - la pace -
Potrebbe spezzare il buio
E riempire la stanza -
Troppo stretta per contenere
Il suo sacramento.
La speranza non mi è amica -
Come un’intrusa potrebbe
Profanare questo luogo di dolore -
Con la sua dolce corte.
Potrebbe essere più facile
Affondare - in vista della terra -
Che giungere alla mia limpida penisola
Per morire di piacere."
4 commenti:
E' proprio una penisola, la solitudine. L'isola appare più come una cosa increata e eterna. Forse, la felicità somiglia di più a quest'ultima. Ma la solitudine è come una lingua di terra che si sporge dalla costa. Sembra così sempre possibile un ritorno, anche se quel confine immaginario tra il se' e il mondo è attraversato ormai solo da ricordi. Ma che sia la speranza a cercare te, e non viceversa, non so se stia a significare un allontanamento o un avvicinamento al mondo degli altri, e se sia un evento possibile. Per me la speranza è pur sempre un prodotto della solitudine, è ancora senza dubbio solitudine senza uscita, illusione su illusione; non è neanche uno stato d'animo, un gesto concreto, una forza attiva, a differenza della solitudine. Sarà per la sua astrattezza che molti vedono in essa una forza capace di salvarti. Ma allora non è pura e semplice fede?
Gioacchino
Bellisma! Quando la speranza diventa un'intrusa.....c'è da preoccuparsi.
Gioacchino, la speranza nasce dall'esperienza dell'imprevedibile, il non-sperato che accade, qualcosa che riesce a raggiungerti nonostante l'isolamento, volontario o necessario che sia. Astrattezza che si intrufola non richiesta nella concretezza del dolore e della solitudine.
A presto
Ciao Bless,
si, forse si...
un caro saluto
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