24/06/09

Stazione centrale


- Il treno freccia rossa ad alta velocità delle diciassette e ...nta proveniente da Napoli, viaggia con circa settantacinque minuti di ritardo!... Il tre... cia rossa ad alta velocità proveniente da Napoli, viaggia con circa settantacinque minuti di ritardo a causa di un guasto al treno! Ci scusiamo per il disagio!... - Poi è l'intercity da Milano, è stato soppresso, le facce in fuga lanciano sguardi smarriti verso l'ansiogeno scartabellare delle partenze, ritardi, annunci persi in echi lontani e incomprensibili, binari cambiati. Due minuti per arrivare al treno attestato ad altro materiale in sosta, panico di viaggiatori sudati in corsa disperata. Una ragazza sta guardando per sbaglio gli arrivi, la osservo per un pò, è come aggrappata al suo trolley, sbuffa, sembra persa e stanca da una giornata di attese e di incertezza, rumina di supplementi e ritardi, si accorge dell'errore e sposta la mira. Sento che mi guarda imbarazzata spera non me ne sia accorta, ma intanto per non dispiacerle ho già voltato la testa. Uomini, ombre come insetti ubriachi che sbandano uno contro l'altro intorno alla luce fioca di un lampione. Mi chiudo in un bozzolo di suoni confusi, ritorno al mio vagare segreto, alle letture notturne, mi fermo a smaltirne gli strascichi disciolti in un languore circoscritto più o meno al pancreas. Cerco di oltrepassare la soglia con uno sguardo complessivo, ne esco fuori con un senso di distacco difficile, simile al vuoto da parto.
Sto bene in questa girandola. Mi piace la stazione, mi piace l'odore di viaggio sporco che si attacca alla pelle. C'è un treno per Milano che parte tra dieci minuti; subito dopo, uno per Lecce. Valuto velocemente le conseguenze di due eventualità opposte e scelgo il rischio maggiore, corro verso il mio piccolo treno regionale, eccolo lì, dopo una marcia elastica di sette minuti sulle zeppe. Il treno attestato è lì che sbuffa il suo rombo maleodorante. Salto i gradini, quasi lancio le borse sopra il sedile, è uno scomparto vuoto; sono sedili a tre posti fusi e senza braccioli, mi potrei quasi stendere; e lo farei, mi allungherei su quei cuscini, anche così luridi come sono, lisi, ruvidi di gente. Invece mi siedo e cerco un posto per le gambe, uno per la borsa, un posto per wallace, uno per il sandalo destro. Mi incastro in poco spazio anche se potrei allargarmi. Un bambino mi fissa e ride affacciato a uno schienale, sembra una foto scolastica. Vince lui: mi scioglie i lineamenti. Intanto sua madre dorme.
Nei prossimi minuti o ascolto Helden o lascio alzata la tendina e mi lascio bruciare, scivolare verso un'accecante incoscienza.

4 commenti:

Gioacchino ha detto...

Il mio animo, nei viaggi, è sempre intriso di un senso d'avventura, davvero non necessario, e di fiducia. Non importa cosa mi lasci alle spalle, né quale sia la méta finale. Perché sento che anche gli altri viaggiatori saranno per qualche ora, come me, smarriti e privi di maschere, e perché so che solo in una situazione incerta, solo quando siamo lontani dai beni materiali e liberi dai gesti meccanici che ormai ci definiscono, abbiamo la possibilità di essere noi stessi. Sarebbe lo stesso, credo, anche nella vita di tutti i giorni se tutti, non solo noi, smettessimo di aggrapparci a finte certezze, nel bene e nel male. Se dessimo la giusta importanza a questa parte necessaria della nostra vita, che è il viaggio, le stazioni diventerebbero, da luoghi di vergogna, santuari.

Elena ha detto...

Il viaggio, le stazioni, come un presente sospeso
Niente di più meraviglioso, lo sai
Elena

gaz ha detto...

Un sogno che ancora non so realizzare: salire su un treno senza saperne la destinazione, viaggio senza meta. Viaggio per partire non per arrivare.
Un giorno troverò il coraggio per farlo...

Elena ha detto...

Io lo sto facendo. Proprio adesso.
Un caro saluto gaz