05/06/09

D.F.W. Un buon momento per fare lo scrittore


"Personalmente, credo che questo sia veramente un buon momento per un giovane che voglia cominciare a scrivere narrativa. Ho degli amici che non sono d'accordo. Al giorno d'oggi la narrativa di qualità e la poesia sono emarginate. E' un errore in cui cadono parecchi dei miei amici, questa vecchia idea secondo cui "Il pubblico è stupido. Il pubblico vuole andare in profondità solo fino a un certo punto. Poveri noi, siamo emarginati perchè la tv, la grande ipnotizzatrice... bla bla bla". Ci si può mettere seduti in un cantuccio e piangersi addosso quanto si vuole. Ma è una stronzata. Se una forma d'arte viene emarginata è perchè non parla davvero alla gente. E un possibile motivo è che la gente a cui si rivolge sia diventata troppo stupida per apprezzarla. Ma a me sembra una spiegazione troppo semplice.
Se uno scrittore si rassegna all'idea che il pubblico sia troppo stupido, ad aspettarlo ci sono due trappole. Una è la trappola dell'avanguardismo: si fa l'idea che sta scrivendo per altri scrittori, perciò non si preoccupa di rendersi accessibile o affrontare questioni di ampia rilevanza. Si preoccupa di far sì che ciò che scrive sia strutturalmente e tecnicamente all'avanguardia: involuto nei punti giusti, ricco di appropriati riferimenti intertestuali... L'opera deve sprizzare intelligenza. Ma all'autore non importa nulla se sta comunicando o meno con un lettore a cui freghi qualcosa di quella stretta allo stomaco che è poi il motivo principale per cui leggiamo. Sul fronte opposto ci sono opere volgari, ciniche, commerciali, realizzate secondo formule prestabilite - essenzialmente, il corrispondente letterario della tv - che manipolano il lettore, che presentano materiale grottescamente semplificato con uno stile avvincente perchè infantile.
La cosa strana è che questi due fronti sono in lotta fra loro ma hanno un'origine comune, che è il disprezzo per il lettore: l'idea che l'attuale emarginazione della letteratura sia colpa del lettore. Il progetto che vale la pena di portare avanti è invece quello di scrivere qualcosa che abbia in parte la ricchezza, la complessità, la difficoltà emotiva e intellettuale dell'avanguardia, qualcosa che spinga il lettore ad affrontare la realtà invece che ignorarla, ma che nel fare questo provochi anche piacere nella lettura. Il lettore deve sentire che qualcuno sta parlando con lui, non assumendo una serie di pose. " (...) capire in che modo la narrativa possa ancora affascinare un lettore la cui sensibilità è stata in massima parte formata dalla cultura pop, senza diventare un'ulteriore palata di merda fra gli ingranaggi della cultura pop. E' qualcosa di incredibilmente difficile, sconcertante e spaventoso, ma è un bel compito. C'è una quantità enorme di intrattenimento di massa ben realizzato e ben confezionato: credo che nessun'altra generazione prima di noi si sia trovata a fronteggiare una cosa del genere. Essere uno scrittore oggi significa questo. Credo sia il momento migliore per essere al mondo e forse il miglior momento possibile per fare lo scrittore. Certo, dubito che sia il più facile.

(Stralcio da un'intervista a David Foster Wallace apparsa su riviste letterarie americane negli anni successivi a La ragazza dai capelli strani. )

2 commenti:

antonio ha detto...

Per lungo tempo ho sognato di fare lo scrittore, ma non ho mai avuto tanto successo. Facevo leggere le mie storie ai parenti e qualche volta ad amici, ho anche provato ad inviarle a qualche editore ma gli unici che avevano accettato di pubblicarle volevano molti soldi (molti almeno per me). Ho deciso non accettare, pur non smettendo di continuare a leggere e scrivere e sperare.

Oggi questo sogno è scomparso, forse perché altri interessi hanno monopolizzato il mio tempo. Ma anche il piacere della lettura non è più quello di una volta, almeno da un punto di vista della narrativa. Ho letto molti classici della letteratura, e alcuni abili scrittori moderni. Oggi non riesco più a finire un libro di quel genere. perché? Non lo so con certezza, forse per mancanza di tempo... in parte perchè i libri che leggevo, e che ogni tanto provo a riprendere in mano, mi appaiono adesso profondamente anacrinistici. Non descrivono minimamente il tempo in cui vivo, al massimo trattano qualche questione fondamentale che non invecchia mai, ma poca cosa in confronto alla complessita di ciò che mi circonda. Ho smesso di leggere letteratura: mi sembra iperurano. Preferisco saggi o articoli su questioni legate alla nostra società, scritti da persone ancora vive che vedono il mondo che vedo io e che parlano in maniera chiara e semplice.

Elena ha detto...

La letteratura è effettivamente iperurano. Anche l'uomo lo è.
In un certo senso quello di sentirsi troppo "moderni" è una specie di trappola, come un odore di fallimento. Ma a me sembra che il vero fallimento stia nel rinunciare a capire come siamo arrivati fino a qui.
Un caro saluto
Elena