27/05/09

InterRail Life

Avevo sedici anni, forse quattordici, e credevo di essere su un treno fermo.
Dalla finestra vedevo la vita scorrere, e la vita era di altri. Io ero dentro a guardare, esclusa. Reclusa. Tra pagine, musica, un uso smodato di simboli e un maniacale lavoro di scandaglio di significati, si svolgeva la mia esistenza; ma il fatto mi sfuggiva. Nella mia sete di libertà idealizzavo azioni e relazioni, scalpitavo, fremevo di mille possibilità immaginarie che amplificavano il senso di soffocamento e l'impressione di paralisi.
Che quel fermento di vita interiore fosse tutto, e il resto solo un pallido scenario non riuscivo a capirlo, forse potevo e solo parzialmente intuirlo.
Oggi ho quarantadue anni e viaggio su un treno in corsa. La mia sete di libertà si svela nell'immagine di un deragliamento. In realtà non voglio fermare il treno, nemmeno rallentarlo. Mi interessa avere un ruolo nel controllo degli scambi. E intensificare il lavoro di scandaglio. La percezione di essere atomo di un flusso universale è di una grandezza inaudita. Ma è un lampo, troppo improvviso e diluito tra mille altre sollecitazioni materiali e illusorie perchè sia appagante di per sè, o per dare ragione del caos, del destino, delle forze comunque le si voglia definire che non è plausibile o forse ci si convince di non poter governare.

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