14/04/09

Margaret Mazzantini, Venuto al mondo


Mi è piaciuto questo romanzo, è uno di quei bei libri vivi che ti continuano a osservare dal comodino anche quando chiudi la copertina. E che riapri ogni volta con la voglia forte di farlo. C'è forza nella storia di Gemma, la forza della ricerca disperata di un senso dietro la desolante nullità del nostro mondo, il mondo contemporaneo occidentale.
C'è tanta carne al fuoco, forse troppa, ma Gemma è una donna dei nostri tempi - e i nostri sono tempi pieni di cose, di azioni - alle prese con un figlio adolescente con il quale cerca di stabilire un contatto.

Se lo trascina in un viaggio a Sarajevo, perchè con le parole non saprebbe come dirgli di qualcosa di cui lei stessa non sa ancora nulla, di questo fantasma di padre che aleggia nella sua vita romana,
dove suo padre ora è un altro, di una città che è la sua città, Sarajevo, così diversa, lontana, deprimente secondo i nostri canoni, altra. In quella città li accoglie Gojko, l'amico poeta bosniaco, innamorato di lei da sempre; da quando nel 1984 lui l'aveva accolta nella stessa città vestita a lusso per le Olimpiadi invernali, per farle da guida in un viaggio di studio, una tesi su Ivo Andrić. Gojko è la Bosnia, ed è tramite lui che Gemma, all'inizio infastidita da questo spaccone dai capelli unti, il giubbotto di finta pelle e l'alito perennemente puzzolente d'alcol, la scopre sempre più in profondità, ed è tramite lui che conosce Diego, fotografo di pozzanghere, genovese ex ultrà del Marassi, più giovane di lei, stralunato orfano di padre. Con Diego inizia un amore giovane, che come tutti gli amori giovani non ha bisogno del resto del mondo. Tornati in Italia, Diego la insegue, la trova, vivono prima a Genova, poi a Roma, una chiatta sul Tevere e senza un soldo, lui facendo servizi fotografici qua e là e vendendo quasi nessuna delle sue foto di piedi in metropolitana, pioggia gocciolante, e ancora pozzanghere. Gemma lavora nella redazione di una pubblicazione scientifica, non le interessa; Viola, la sua collega, è una donna lontana anni luce da lei, quasi un'aliena.

Passano gli anni, la chiatta diventa un appartamento, Diego firma riluttante il primo vero contratto da fotografo. Gli entusiasmi folli si stemperano, Gemma trascina Diego alle sue serate nei salotti romani radical chic, senza volersi accorgere del fiato di lui sempre più corto, della sua tosse nervosa. Inizia a scivolare nell'ossessione del figlio che non arriva. Le tappe allucinate della fecondazione assistita li vede camminare costantemente insieme ma sempre più lontani ad ogni fallimento. Gemma sente che Diego la sostiene ancora ma non capisce più, e lo stesso non
può uscire da quel tunnel. Provano con l'adozione, si sposano solo per ottenerla. Un'altra forzatura, un'altra concessione alla strisciante malinconia figlia del compromesso. L'adozione viene negata, rimane soltanto di toccare il fondo, l'affitto di un utero. Gemma e Diego partono per Sarajevo, si rivolgono a un medico che presenta loro una donna. "E' perfetta" dice il medico pronto a intascare, "discreta, tranquilla, ha già un figlio suo, non avanzerà pretese". Ha anche dei lividi, la donna, che Gemma finge a sè stessa di non vedere, ma Diego no. E un marito che parla per lei. Gemma e Diego dicono al medico che la donna non va bene. Il medico ne presenta un'altra, stretta nella sua gonna, i tacchi, il rossetto. Sembra una prostituta, dice Diego, e scappano. Poi arriva Aska, con i suoi scarponi, i buchi sulle calze e il vestito per il concerto, è Gojko a presentarla ai suoi amici, in una delle sue serate culturali sarajevite, la ragazza che suona la tromba, poi sale in motocicletta coi capelli rossi al vento. Aska vuole una vita diversa e per questo le servono i soldi. Aska ha ancora i sogni che Gemma ha nascosto nella sua divisa da donna matura. E si propone per essere "la casa", per il figlio di Gemma.

Intanto la guerra si avvicina sempre più, arriva a Sarajevo, il medico è scomparso. C'è una sola cosa da fare, ed è Gemma a pensarla più che Aska. Che Aska concepisca il figlio naturalmente con Diego. Aska non dà importanza al sesso, sarebbe solo una volta e solo per restare incinta. Gemma, donna persa, presa nel suo vortice di maternità negata, è lei a dirigere quel gioco perverso. Complessa, come tutte forse, un grumo di amore, amicizia, solitudine, ne rapporto con i genitori, tutto impastato e perso nelle vie strette del destino suo e delle persone intorno a lei, dove tutto si decide senza di loro, eppure strazia nel tempo che passa, per quanto non si è saputo vedere, è stato la
sciato indietro.

Poi è la guerra che prende in mano la storia, decide tutto, straccia ogni idea di vita così come continua ad essere solo a qualche chilometro da lì, nella stupidità del mondo in tempo di pace. Divide Gemma e Diego quanto basta per creare l'equivoco che sostiene l'intera vicenda. La guerra che spezza, che separa chi non si è mai chiesto se la fioraia fosse o meno musulmana, che annienta, che cambia, cambia Gojko per esempio; che fa ritrovare il senso, a Diego, che poi per restituirlo a Gemma lo perde e per sempre; che dalla distruzione e dal male più atroce e senza luce rinnova, risarcisce, con la venuta al mondo di Pietro, Gemma, e infine Aska, e Gojko, Pietro stesso. Ma forse anche tutti gli altri, morti o ancora vivi, o che non sanno niente di Sarajevo. Per destino.



Margaret Mazzantini nasce il 27 ottobre 1961 a Dublino dove vivrà per circa tre anni, poi si trasferirà con la famiglia a Tivoli nei pressi di Roma. Figlia dello scrittore Carlo Mazzantini e di una nota pittrice irlandese. Si diploma presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica all'inizio degli anni anni ottanta.

Successivamente si esibisce come attrice di teatro, cinema e televisione ma è conosciuta soprattutto come scrittrice; ha infatti esordito in letteratura con Il catino di zinco (Marsilio Editori, 1994), vincitore del Premio Campiello e del premio Opera Prima Rapallo-Carige. Con Non ti muovere (Mondadori, 2002), con cui ha vinto il premio Strega e ha venduto quasi 2 milioni di copie (cifra record per un libro italiano), dopo alcuni anni il 12 novembre 2008 la Mazzantini è ritornata nelle librerie con il suo ultimo romanzo "Venuto al mondo".

Dal 1987 è sposata con l'attore Sergio Castellitto con cui ha avuto quattro figli.

2 commenti:

elisa ha detto...

Ha scritto anche Zorro una piece teatrale per il marito, molto bello.

Elena ha detto...

Ne ho letto da qualche parte. Credo che dopo aver smaltito almeno qualcosa della colonna che mi attende sul comodino, passerò al "Catino"..
:-)