01/04/09

Il vuoto












"Nella vita che è vita perché assunta
nella nostra ragione e costruita
per il nostro passaggio - e ora giunta
a essere altra, oltre il nostro accanito
difenderla - aspetta - cantando supino,
accampato nei nostri quartieri
a lui sconosciuti, e pronto fino
dalle più fresche e inanimate ère -
il popolo: muta in lui l'uomo il destino.



E se ci rivolgiamo a quel passato
ch'è nostro privilegio, altre fiumane
di popolo ecco cantare: recuperato
è il nostro moto fin dalle cristiane
origini, ma resta indietro, immobile,
quel canto. Si ripete uguale.
Nelle sere non più torce ma globi
di luce, e la periferia non pare
altra, non altri i ragazzi nuovi..."
(P.P.Pasolini, da Il canto popolare)





“C’è un’ideologia reale e incosciente che unifica tutti: è l’ideologia del consumo.
Uno prende una posizione ideologica fascista, un altro adotta una posizione ideologica antifascista, ma entrambi, davanti alle loro ideologie, hanno un terreno comune, che è l’ideologia del consumismo.
(...) Ora che posso fare un paragone, mi sono reso conto di una cosa che scandalizzerà i più, e che avrebbe scandalizzato anche me, appena 10 anni fa. Che la povertà non è il peggiore dei mali, e nemmeno lo sfruttamento. Cioè, il gran male dell’uomo non consiste né nella povertà, né nello sfruttamento, ma nella perdita della singolarità umana sotto l’impero del consumismo.”



"(...) Cosa dicevano, col linguaggio inarticolato consistente nel segno monolitico dei capelli, i capelloni nel '66-'67?
Dicevano questo: «La civiltà consumistica ci ha nauseati. Noi protestiamo in modo radicale. Creiamo un anticorpo a tale civiltà, attraverso il rifiuto. (...)
Noi opponiamo la follia a un destino di executives. Creiamo nuovi valori religiosi nell'entropia borghese, proprio nel momento in cui stava diventando perfettamente laica ed edonistica. Lo facciamo con un clamore e una violenza rivoluzionaria (violenza di non-violenti!) perché la nostra critica verso la nostra società è totale e intransigente».
Non credo che, se interrogati secondo il sistema tradizionale del linguaggio verbale, essi sarebbero stati in grado di esprimere in modo cosi articolato l'assunto dei loro capelli: fatto sta che era questo che essi in sostanza esprimevano. (...)

Il ciclo si è compiuto. La sottocultura al potere ha assorbito la sottocultura all'opposizione e l'ha fatta propria: con diabolica abilità ne ha fatto pazientemente una moda, (...)
Ora così i capelli lunghi dicono, nel loro inarticolato e ossesso linguaggio di segni non verbali, nella loro teppistica iconicità, le «cose» della televisione o delle réclames dei prodotti, dove è ormai assolutamente inconcepibile prevedere un giovane che non abbia i capelli lunghi: fatto che, oggi, sarebbe scandaloso per il potere.
(...) La loro libertà di portare i capelli come vogliono, non è più difendibile, perché non è più libertà. È giunto il momento, piuttosto, di dire ai giovani che il loro modo di acconciarsi è orribile, perché servile e volgare. Anzi, è giunto il momento che essi stessi se ne accorgano, e si liberino da questa loro ansia colpevole di attenersi all'ordine degradante dell'orda."
(P.P.Pasolini dal Discorso dei capelli, Corriere della sera 7 gennaio 1973)


"Finisco così nel buio incendio
di una giovinezza frastornata dall'eternità"

(P.P.Pasolini)

4 commenti:

elisa ha detto...

Sai quanto mi piace, quanto l'ho amato e lo amo..quanto mi manca.
Quanto manca alla coscienza di questa Italia.

http://unmondodentro.blog.excite.it/permalink/510591


baci

Elena ha detto...

E' facile capire perchè se ne parli così poco, niente, di un intellettuale così gigantesco che ha triturato tutti gli schemi di almeno due generazioni, quanta paura ancora infonde una mente così penetrante e inafferrabile, culturalmente spietata, completamente immune ad ogni controllo o classificazione. E certo è che non si sa come parlarne, come maneggiarlo, soprattutto come sfuggirgli. Anche, soprattutto dopo la sua morte, anche quella scomoda come tutto il resto, i suoi scritti, le poesie i film, le idee, la sua cultura, la libertà. Il suo corpo martoriato all'idroscalo però, lui sì vilipeso come un valore calpestato, non ha ancora finito di gridare anzichè tacere, nemmeno si trattasse di una delle storie di squallida, profonda, sacra umanità scritte proprio da lui.

elisa ha detto...

..è proprio di oggi la notizia che rimetteranno per l'ennesima volta le mani su quella storia finale che nemmeno nelle sue divagazioni dalle molteplici espressioni, poesia-cinema-scrittura, riuscì mai a rendere tanto cruda e assurda.

Elena ha detto...

Non lo sapevo.
Curiosa combinazione di tempi