28/04/09

Glenn Gould


Glenn Gould è stato un pianista canadese interprete di musica classica, per molti l'unico vero interprete, e anche un compositore ma, almeno nel senso stretto del termine, in misura decisamente minore. D'altra parte l'interpretazione si manifestava in lui come un atto profondamente creativo tanto da reinventare radicalmente in molti casi la musica interpretata. Glenn Gould, il cui vero nome era Gold, diventato Gould sulla stampa e poi ovunque a partire dal 1939, nacque a Toronto il 25 settembre 1932, e morì a causa di un ictus il 4 ottobre 1982.
Gould è stato uno di quegli individui in cui l'arte, il genio creativo, il talento e la personalità sono nati e poi si sono sviluppati in una sola straordinaria entità.

In un bell'articolo di Giuseppe De Martini, si legge:

"Era nato a Toronto quando il Canada, grande come l’Europa intera, era abitato da dieci milioni di persone. I suoi primi ricordi d’infanzia - scrisse in un saggio autobiografico poco prima di morire - erano immagini esclusivamente di alberi. Alberi avvolti dalla bruma del mattino, alberi ricoperti di neve in un pomeriggio invernale, alberi, soprattutto, i cui rami filtravano il crepuscolo che svaniva in una sera d’estate. Nel suo quartiere - come scrive Kevin Bazzana nella biografia - i cavalli trainavano ancora i carretti del pane e del latte, e le bocce erano considerate uno svago molto eccitante. Bert, il padre, commerciava in pellicce (come il sessanta per cento dei canadesi) e la madre insegnava canto e pianoforte. Glenn nacque dopo una serie imprecisata di aborti spontanei e restò unico figlio, molto amato, superprotetto e un po’ viziato. Si pensi che fino alla pubertà si alternò con il padre a dormire nel letto matrimoniale accanto alla madre. Va da sé che avrà pochissime fuggevoli fidanzate e non avrà mai moglie se non la musica che, per l’appunto, gli aveva insegnato mamma Florence. Sembra che già all’età di tre anni, ascoltando un disco, indicasse una nota col suo nome e quando, a quattro, fu in grado di parlare correttamente imparò a nominare le note che sentiva, distinguendole all’interno di un accordo a quattro. A cinque, sei anni era determinato a studiare pianoforte e a dieci era già in grado di suonare tutto il primo volume del Clavicembalo ben temperato di Bach, oltre a Mozart, Liszt e altro. La sua fortuna fu che i genitori, pur musicofili, non erano ambiziosi ed erano benestanti, due caratteristiche che lo preservarono dall’essere esibito come un bambino prodigio foriero di guadagni e gli consentirono di crescere secondo i suoi ritmi, sviluppando le proprie inclinazioni. Nella cultura puritana - scrisse Gould più tardi - l’arte è considerata strumento di salvezza e l’artista quindi come un missionario. La musica non tanto come passione quanto come appendice della religione e della moralità. (...) A ventitre anni, nel 1955, terminò di comporre il quartetto per archi opera 1. Non ci fu mai un’opera 2 perché fu la sua prima e ultima composizione. Certamente un precursore, il primo esecutore postmoderno della tradizione occidentale classica. Il primo che osò accostare Bach a Schöenberg e a propugnare la “libertà creativa” dell’ascoltatore, sollecitandone la partecipazione diretta attraverso la tecnologia."



Molti ritengono che Glenn Gould fosse affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di disordine dello sviluppo associato all'autismo (all'epoca non ancora inclusa nel manuale di riferimento statunitense dei disordini mentali) spesso accompagnata da abilità straordinarie in campi specifici.


Dalla pagina dedicata a Glenn Gould sul sito di Andrea Conti:

"Quanto la sua reale fisionomia fosse e sia ancora oggi difficile da delineare, lo dimostra la trama di etichette che gli è stata tessuta attorno e che lo caratterizza poco o per niente. Definizioni sommarie che vanno da 'eccentrico', 'trasformista' e 'bizzarro' ad 'analista', 'demonio dell'esagerazione' e 'geniale enfant terrible'.

L'aspirazione di Gould alla perfezione musicale e spirituale si basava su una condizione: il perfezionamento della tecnica di registrazione.

(...)

Glenn Gould era dotato di una tecnica pianistica così fantastica, versatile e affidabile che praticamente non si è mai resa necessaria una ripetizione per errori di note, ma tutt'al più per motivi musicali (Thomas Frost)

Il suo senso del pianoforte (di Chopin) era senza precedenti, e probabilmente nessuno dopo di lui ha mai scritto in modo più congeniale allo strumento. Eppure mi procurava un certo disagio. Inoltre, tutti i compositori di cui suonavo le opere erano andati oltre lo strumento. (Glenn Gould)

Quando ero un teen-ager, Schnabel era il mio unico idolo fra gli interpreti... In parte perché Schnabel sembrava non occuparsi particolarmente del pianoforte in quanto strumento. Il piano era per lui il mezzo per raggiungere un fine, e il fine era lo studio di Beethoven. (Glenn Gould)




La tecnica tutta personale, la posizione del corpo molto bassa rispetto al piano, la grande velocità che non mitigava l'estrema chiarezza dei singoli suoni, la famosa sedia costruita dal padre che si trascinò in tutti i concerti anche quando era ormai consumata al punto da sembrare non potesse più sostenerlo, la gestualità accentuata fino all'emissione di suoni con la voce (che molti gli contestavano come forma di esibizionismo ma che lui descrisse più volte come un fenomeno semplicemente incontrollabile), la sua ipocondria (girava con le tasche piene di pillole di ogni tipo per una varietà sconcertante di sintomi), il concerto di Minneapolis che cancellò solo due giorni prima per non suonare mai più in pubblico (all'età di trentadue anni), tutto fa già parte del mito. Insieme all'incisione delle Variazioni Goldberg di Bach, che come avevano aperto la sua carriera nel 1955, così nel 1981, con una nuova edizione, la chiusero.

Ancora dall'articolo di De Martini:

"Il disco uscì nel settembre del 1982. Il 25 dello stesso mese compì cinquant’anni. Il pomeriggio del 27 si svegliò dal pisolino in albergo con una dolorosa emicrania e parestesie alla gamba sinistra. Temendo un ictus, fu convocato il dottor Percival che, conoscendo l’ipocondria di Gould, sottovalutò i sintomi e solo dopo altre insistenti chiamate consigliò il ricovero ospedaliero. (Ahimé! Almeno una volta ciascuno di noi ha commesso un simile errore quando si è trovato di fronte un malato che aveva più volte in precedenza futilmente gridato “Al lupo! Al lupo!”).
Nel frattempo, il linguaggio del musicista si faceva disarticolato, confuso, quasi afasico. Il giorno successivo la paralisi sinistr a si era fatta più marcata, il linguaggio era ripreso solo a tratti e una profonda sonnolenza si alternava a segni di confusione e disorientamento. La mattina del 29 comparve anche disfagia e si aggravò lo stato di coscienza. Una nuova TAC confermò un’imponente emorragia nell’emisfero cerebrale destro. La carotide interna dello stesso lato era occlusa. L’elettroencefalogramma era debole. Il 30 settembre fu attaccato, in coma, a un respiratore. Il 3 ottobre fu dichiarata la morte cerebrale ma, siccome era il compleanno della seconda moglie di suo padre (che lui peraltro non aveva mai amato), la spina fu staccata il giorno dopo, lunedì 4 ottobre. (…) Alle 11 venne dichiarato il decesso. La lapide della sua tomba reca incise, oltre al nome e alle date, le prime tre battute delle Variazioni Goldberg."

4 commenti:

Solimano ha detto...

Ho qualche aspetto un po' amish e sto generalmente lontano da YouTube, ma basterebbe queato video a giustificarne l'esistenza. L'altro giorno mi sono messo in caccia con attenzione e pazienza, e ho visto per la prima volata suonare Casals e Horowitz in video di ottima qualità. Non sono un purista, perché il purismo può portare fuori strada, e vedere Gould non toglie, aggiunge, perché quelle note ce le abbiamo dentro e Gould risponde con la nota che aspettiamo. Non è più una nota solo di Bach, ma anche di Gould, e nostra e siamo tutti contenti, a cominciare da Giovanni Sebastiano giù giù sino a noi, tutti in cordata.

grazie Elena e saludos
Solimano

Elena ha detto...

Beh la cultura amish è affascinante, forse è l'intransigenza nei confronti degli attacchi alla purezza (non al purismo :)
a parte questo, credo anche io che certa genialità non possa che rendere tutti più contenti
Ciao Solimano

bardamino ha detto...

Sono anch'io da molti anni un devoto di Glenn Gould. (bamborino)

Elena ha detto...

C'è un genere di artisti che non sono padroni, ma strumenti della propria personalità e della propria arte, credo che questo sia uno di quei casi
Ciao, bamborino-bardamino
Elena